Ai funerali di Giulia Cecchettin erano presenti i maxischermi. Proprio così, maxischermi per diffondere alla folla numerosissima le scene di un gesto delicato e avvolto dal mistero come il funerale, l’ultimo saluto che si dà a una persona cara. Manco si fosse trattato della finalissima di Coppa. La società alienata dello spettacolo seguita senza posa a fare macabra mostra di sé nelle sue prestazioni quotidiane, compresi i funerali. Aveva ragione indubbiamente Walter Benjamin quando diceva che nemmeno i morti erano al sicuro nella società alienata del capitale. Ed è proprio così, infatti. Per il capitale tutto e tutti diventano merce e spettacolo, perfino i morti.
Lo spettacolo è l’alienazione portata al suo vertice, è l’essenza stessa di una società in cui l’apparire sostituisce l’essere, in cui il far sapere prevale sul saper fare. Non si trascuri nemmeno il fatto che per il funerale di Giulia Cecchettin sono accorse da ogni dove migliaia di persone. Il fatto stesso che il religioso silenzio, indice di rispetto e di mistero, sia stato già da tempo sostituito dall’applauso televisivo nei funerali, completa perfettamente il desolante e triste quadro che stiamo provando a tratteggiare.
Come sappiamo, la triste vicenda di Giulia è stata immediatamente incorporata in una precisa ideologia, quella della lotta contro l’ormai, per fortuna, inesistente patriarcato. Lotta che, di fatto, ormai coincide con la lotta contro la famiglia in quanto tale. da che la famiglia rappresenta oggi l’ultimo fortilizio di socialità e di relazione comunitaria non mercificata.
E il capitale vuole vedere ovunque solo atomi isolati, relazionati fra loro in forma effimera secondo la forma del dodex libero-scambista. Ecco perché il Capitale già da tempo ha dichiarato guerra alla famiglia, ecco perché usa l’ideologia della lotta contro il patriarcato semplicemente per giustificare la propria altrimenti ingiustificabile lotta contro la famiglia. Ed è il resto paradossale vedere giovani in ogni piazza d’Italia che manifestano contro la famiglia quando non potranno mai costruirsene una, condannati come sono al precariato e all’erranza.
È il capolavoro del capitale fare sì che vi sia l’intollerabile e insieme soggetti felici con stolta letizia di tollerarlo. Potremmo dire, con sicurezza e al di là di ogni ragionevole dubbio, che il tramonto dell’Occidente teorizzato da Oswald Spengler non avverrà. E non avverrà per il semplice fatto che è già compiutamente avvenuto.
Le scene dei maxischermi al funerale di Giulia Cecchettin ne sono una non trascurabile prova tra le tante disponibili. Si può ben dire allora che la nostra società abbia raggiunto il non plus ultra dell’assurdo, del tragico e anche dell’osceno. nella misura in cui è riuscita a trasformare perfino un gesto sacro e misterioso come quello dell’addio a un essere umano in un gesto di spettacolo, in una prestazione mediatica fra le tante funzionali alla logica di riproduzione illimitata della civiltà a forma di merce.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro