Nel novembre dello scorso anno, Ben Gvir diventava il capo della sicurezza nazionale in Israele, nella più grande democrazia del Medio Oriente. Il capo della sicurezza nazionale, quello che gestisce anche la polizia, proviene da un’organizzazione che è definita “terroristica” sia dagli Stati Uniti che dall’Unione Europea ed è uno di quelli che minacciò il premier israeliano che fu poi ucciso.
Sembra assurdo ma è tutto vero.
Internazionale dice: “L’estrema destra trascina Israele nel baratro”. E parlando di Ben Gvir anche l’Unità dice “appartiene a un gruppo radicale che è stato consigliato come un’organizzazione terroristica”.
“Netanyahu” – scrive Internazionale – “ha piazzato due ideologi dell’estremismo di destra nel cuore del potere”.
Ben Gvir è stato incriminato più di 50 volte. Ha teorizzato l’espulsione di tutti gli arabi dalla Palestina, esattamente quello che stanno provando a fare adesso e che vogliono provare a conseguire strumentalizzando quegli attacchi.
Ben Gvir è stato nominato ministro della sicurezza nazionale, colui che ha chiesto una politica di tolleranza zero anche verso le manifestazioni antigovernative contro la popolazione araba.
Immaginate questi popoli arabi quando provavano a denunciare qualcosa e si rivolgevano alla polizia, il cui capo era questo estremista, questo terrorista che gli odiava a morte. Ora si capisce perché il 97% delle denunce fatte dai palestinesi cadevano nel vuoto.
Totalmente nel vuoto. E chi li assaliva, chi li uccideva, chi li tirava fuori dalle proprie case restava impunito.
Il Sole 24 Ore scriveva: “Immaginate un politico israeliano deciso ad annettere ad Israele, senza troppi patemi, e subito, tutta la Cisgiordania. Un uomo mosso da una diffidenza mista ad acredine, con tangibili venature di odio nei confronti degli arabi. Un politico accusato 46 volte per reati tra cui fomentazione di disordini, vandalismo, istigazione al razzismo o sostegno a un’organizzazione terroristica. E condannato otto volte”. Assurdo leggere queste cose e pensare che si stesse facendo riferimento a chi è diventato il principale ministro di quella che viene definita la più grande democrazia del Medio Oriente.
Poi Il Sole 24 Ore riprende l’aneddoto gravissimo di quando l’attuale ministro si presentò con il pezzo dell’auto della Cadillac di Rabin e disse “Siamo arrivati nella tua auto, arriveremo a te“. Ma non è l’unico, neanche lui.
C’è anche Eliyahu, l’estremista di destra che vuole cancellare la Palestina e annettere la Cisgiordania. Colui tanto chiacchierato ultimamente poiché ha invocato la bomba atomica su Gaza. E non è nuovo ad uscite e a provocazioni del genere.
E’ il ministro della cultura israeliano che vuole cancellare la Palestina. E se voi non ci trovate nulla di “culturale” in queste dichiarazioni è perché “siete degli antisemiti”. Così vi diranno se tu vai contro questi ministri. Chiamano “antisemita” chi si oppone a personaggi del genere che vogliono buttare la bomba atomica su un popolo, che vogliono radere al suolo i villaggi, che stanno bombardando ambulanze, ospedali, scuole, civili, bambini.
Ma quello che non capite, è che se voi chiamate “antisemita” chi condanna tutto questo, voi l’antisemitismo lo state facendo diventare un vanto da portare nelle piazze, da gridare con orgoglio. Perché con tutta la nostra forza noi ci opponiamo a questi personaggi e a queste logiche. E se facendolo siamo chiamati “antisemiti”, allora “antisemita” lo sta diventando il mondo intero. Perché il mondo intero non potrà continuare a restare silente di fronte a tutto questo.
La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo