Non si placano le polemiche per il fatto che l’Italia ha osato rigettare il MES, il perverso meccanismo europeo di stabilità in forza del quale chi lo utilizza si indebita e, di più, perde la propria sovranità politica costringendosi ad attuare le riforme imposte da Bruxelles. Il governo Meloni ha avuto il coraggio e l’onestà di dire di no, dopo che aveva inanellato una serie di interminabili insuccessi, piegandosi alla Nato e al suo imperialismo, alle banche e al loro dominio, all’Unione Europea e ai suoi diktat. Ebbene, questa volta, va detto, ha avuto il coraggio di opporsi. E subito sono dilagate le polemiche. Qualcuno malignamente lascia intendere che questo rifiuto momentaneo serve solo in vista delle elezioni europee ormai imminenti e che il governo Meloni ratificherà il MES una volta svoltesi le elezioni. Su questo tema sospendiamo il giudizio, ma non ci pare un’ipotesi del tutto implausibile.
Dilaga la polemica incessante per il fatto che il governo italiano ha respinto il MES, ad esempio sul rotocalco turbomondialista La Repubblica, voce del padronato cosmopolitico e gran cassa del nuovo ordine mondiale, compare nei giorni scorsi l’ennesimo articolo surreale sulla faccenda del MES. L’articolo è firmato da Maurizio Molinari e spiega come, rifiutando il MES, Roma si allontani da Bruxelles, rischiando sempre più l’isolamento. Come sempre, l’europeismo spinto è la religione dei liberal di Repubblica, zelanti cantori di quella Unione europea che non è altro se non l’unione delle classi dominanti d’Europa contro le classi lavoratrici europee. Come più volte abbiamo sottolineato, l’abbandono dell’euro come moneta unica e dell’Unione Europea come strumento di dominio delle classi dominanti è condizione necessaria ma non sufficiente per il recupero della libertà e della democrazia. Del resto, come sappiamo, la difesa dogmatica e intransigente dell’Unione Europea, sempre e comunque, si conferma uno dei capisaldi della Sinistra che arcobaleno. Quella Sinistra che arcobaleno che trova sulla Repubblica la propria voce di riferimento. Se davvero con il rifiuto del MES l’Italia si allontanasse dall’Unione Europea, dovremmo avere l’onestà e il coraggio di esclamare con il vecchio Cicerone, Utinam!, “magari fosse così”.
L’Unione Europea non è un’opportunità se non per i gruppi dominanti. laddove per i popoli, le classi lavoratrici e i ceti medi è né più né meno che un supplizio continuo. La Grecia sventurata avrebbe a questo riguardo qualcosa da insegnarci. Possiamo anzi dire che la nostra civiltà nacque con il fiorire della Grecia dei filosofi e degli artisti, dei letterati e della tragedia, e ora si conclude nichilisticamente con l’incendio della Grecia bruciata sull’altare dell’interesse finanziario e giusto appunto di quell’Unione Europea che si nobilita con l’idea di Europa quando in realtà non è altro se non l’annichilimento della storia dell’Europa e della sua cultura, dei suoi ideali e della sua vicenda storica. Ecco perché essere contro l’Unione Europea non significa essere contro l’idea di Europa, al contrario, Chi realmente ami l’Europa e la sua storia, i suoi popoli e la sua cultura, non può non essere critico verso l’Unione Europea, non foss’altro che per il fatto che l’Unione Europea stessa è negazione di quella storia, di quella vicenda e di quella cultura.