Papa Bergoglio ha scelto il luogo della sua sepoltura: c’è un motivo se non sarà San Pietro

Nei giorni scorsi Bergoglio ha fatto sapere che nel giorno del suo trapasso, che speriamo naturalmente sia il più lontano possibile, si farà seppellire per sua scelta a Santa Maria Maggiore. Dunque non a San Pietro, come tradizione vuole per i Papi. Ora, varie interpretazioni ovviamente si possono dare di questa curiosa ed eteroclita scelta. In particolare il circuito mainstream dell’organizzazione monopolistica del consenso ha subito seguito la via più semplice e permettetemi di dire anche più scontata. Si è detto infatti che questa scelta apparentemente fuori dal comune di Bergoglio, rappresenta al meglio la linea che lui ha voluto dare alla Chiesa, una linea aperta all’innovazione, una linea che rovescia i più collaudati modi di fare della Chiesa, una sorta di progressismo applicato anche post mortem. Per parte mia leggo la scelta di Bergoglio in maniera decisamente diversa.

La intendo infatti come una conferma ulteriore della tesi che ho sempre sostenuto. Bergoglio non è il Papa e proprio per questo motivo sceglie ora una sepoltura diversa da quella propria dei Papi. Come più volte ho sottolineato, ed è il tema al centro del mio libro “La fine del cristianesimo”, l’elezione di Bergoglio è tecnicamente invalida. ed è invalida dacché nel 2013 Ratzinger non abdicò, si mise invece in sede impedita rinunziando al Ministerium e conservando il Munus, tesi su cui ha insistito ripetutamente e in maniera convincente Andrea Cionci. Per questo motivo, dal 2022, cioè da quando Ratzinger è trapassato, la sede di San Pietro è passata da sede impedita a sede vacante. Ora Bergoglio, con una certa coerenza va detto, dice che non si farà seppellire come gli altri Papi, ammettendo, nemmeno troppo obliquamente, di non essere il Papa.

Bergoglio, l’ho detto e lo ridico, rappresenta soltanto il momento culminante dell’evaporazione del cristianesimo e dello svuotamento della chiesa di Roma. Un poco alla volta, dunque, i nodi vengono al pettine e la verità emerge, facendosi avanti, illuminando le nostre vie e rendendoci consapevoli del fatto che forse la mossa di Ratzinger nel 2013, che solo ora acquista pieno significato, fu quella di tirare il freno d’emergenza per salvare la Chiesa a partire da un piccolo gesto non allineato alla dittatura del relativismo, non piegato alle derive bergogliane, è pronto a far rinascere la Chiesa sul fondamento dello spirito della trascendenza. Una Chiesa, per citare ancora Ratzinger, desiderosa di piacere a Dio più che al mondo.

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