Continuano senza tregua le cronache dal mondo surreale della neochiesa liquida, smart, fluida e post cristiana di Bergoglio. L’ultima novità giunge da Livorno e ha per protagonista il parroco stesso di Livorno, il quale ha pubblicamente affermato senza perifrasi edulcoranti che Bergoglio è un usurpatore.
Ossia in termini tecnici è un antipapa. Ebbene questa affermazione diretta e senza perifrasi è subito stata accolta dalla neochiesa liquida e smart di Bergoglio che ha immediatamente scomunicato il parroco di Livorno Don Ramon Guidetti. Non avevamo alcun dubbio che questa dovesse essere la conseguenza per aver osato fare scaccomatto alla neochiesa bergogliana.
Ancora una volta Bergoglio si rivela essere ben restio a ogni dialogo e anzi pronto a colpire senza pietà tutti coloro i quali per una via o per un’altra osino muovere critiche al suo operato. Era accaduto con il cardinale Burke negli Stati Uniti d’America, uno dei principali alfieri del tradizionalismo critico verso Bergoglio, ebbene Burke è stato licenziato e, come abbiamo letto su Open, addirittura privato dell’assistenza medica. Ma era accaduto anche a Don Alessandro Minutella, il primo a muovere critiche durissime a Bergoglio nel suo libro critico “Pietro dove sei”, ove aveva sostenuto testualmente essere Bergoglio un antipapa.
E adesso è la volta del parroco di Livorno. Dunque, l’affermazione secondo cui Bergoglio è il Papa del dialogo sembra essere falsa per due motivi. In primis, perché Bergoglio non è affatto propenso al dialogo, e in secundis, per il fatto non meno importante del primo, per cui Bergoglio non è nemmeno il Papa.
Bergoglio non è il Papa perché nel 2013, con la sua declarazio, Ratzinger non rinunziò al Munus ma soltanto al Ministerium, facendo sì di trovarsi nella condizione di Papa in sede impedita. Non per caso Ratzinger continuò a vestirsi da Papa, a firmarsi Benedetto XVI e a mantenere la residenza in Vaticano. Bergoglio, per questa ragione, non fu eletto validamente Papa e figura a tutti gli effetti in termini tecnici come antipapa.
Ora, accanto a questo argomento vi è il secondo che ho annunciato, quello secondo cui Bergoglio non è affatto propenso al dialogo. Non lo è, nella misura in cui, aperto al dialogo con atei, musulmani, agnostici, sembra respingere aprioricamente ogni dialogo possibile con chiunque, dall’interno della Chiesa di Roma, muova obiezioni o sollevi semplicemente dubbi rispetto al suo operato. In occasione della Amoris Laetitia, ad esempio, alcuni cardinali e studiosi scrissero dei dubbia con i quali mettevano in discussione, formulando pacate domande, l’operato di Bergoglio, il quale mai rispose a quei dubbia.
Forse era troppo occupato dalle partecipazioni a “Che tempo che fa” la nota trasmissione pluralista di Fabio Fazio. E poi fu il caso di don Alessandro Minutella che criticò aspramente Bergoglio e in tutta risposta si vide scomunicato ben due volte. Ora, Dulcis in fundo, è il turno, almeno per ora, poi vedremo se vi saranno altre occasioni analoghe, del parroco di Livorno che viene scomunicato per aver osato affermare che Bergoglio è un usurpatore.
Insomma, la neochiesa liquida e smart di Bergoglio si conferma poco propensa al dialogo, risultando essere, come più volte abbiamo detto e come è al centro del nostro studio “La fine del cristianesimo”, una semplice succursale del pensiero unico della globalizzazione neoliberale, che con la neochiesa di Bergoglio diventa anche pensiero unico teologicamente corretto.