Ha definito Bergoglio un “usurpatore” nella messa di fine anno e pronta è arrivata la risposta da Roma. La scomunica di Ramon Guidetti, prete di Guasticce si è fatta attendere qualche ora. Il primo gennaio è arrivato l’atto ufficiale firmato dal cancelliere della Diocesi, don Matteo Giavazzi per le parole dette in omelia: «Lo sanno cosa sta succedendo, sanno che c’è uno scisma da dieci anni, sanno che c’è una massoneria che governa, sanno che costui non è il Papa, ma tacciono», ha detto il sacerdote.
C’era già insofferenza tra lui e il vescovo di Livorno, che secondo Andrea Cionci, autore de “Il Codice Ratzinger”, “si è preso una gravissima responsabilità, infatti la diocesi è stata subissata di email da parte dei fedeli“.
“Ho già voci e sentori sul fatto che altri sacerdoti faranno questo passo“, dice Cionci, che poi risponde al vaticanista Andrea Tornielli sulla questione della sede impedita.
Come spiegato dall’autore, dietro la rinuncia di Benedetto ormai decennale, c’è molto di più di semplici dimissioni: l’ex pontefice avrebbe rinunciato al “ministerium” invece che al “munus”, rimanendo di fatto l’autentico Papa.
“Il peggiore affronto alla persona e oggi alla memoria di Joseph Ratzinger, dal 2005 al 2013 papa Benedetto XVI, è rilanciare le sconclusionate e ridicole teorie sulla rinuncia-non-rinuncia che egli avrebbe fatto perché costretto, mantenendo però per sé il “munus” e abbandonando soltanto il “ministerium” cioè l’esercizio attivo del pontificato. Una baggianata sesquipedale che purtroppo ha affascinato non soltanto complottisti e sedevacantisti ma anche qualche presunto esperto di diritto canonico“, scrive Tornielli.
“I bergogliani ritengono che munus e ministerium siano sinonimi, quindi Papa Benedetto per non ripetere elegantemente avrebbe creato un disastro canonico. Lo stesso Tornielli però“, aggiunge Cionci, “distingue tra il munus (l’investitura divina) e il ministerium (il potere di fare il papa) e Benedetto ha rinunciato al ministerium. Tornielli dunque si è dato una colossale zappa sui piedi“.
La videointervista ai microfoni di Francesco Vergovich.
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