Sul forum di Davos, o forum economico mondiale, già si è detto a sufficienza. In sintesi, esso esprime perfettamente il cosiddetto principio di centralizzazione capitalistica, declinato anche sotto il profilo politico. Nel capitale, Karl Marx teorizza che tra le leggi essenziali dello sviluppo capitalistico vi è la cosiddetta centralizzazione. In sostanza, sempre più capitale concentrato nelle mani di pochi. Ne deriva oltretutto una conseguenza dialettica degna di nota. Il libero mercato nega dialetticamente se stesso, da che tende a rovesciarsi in oligopolio e, infine, in monopolio. La contraddizione del libero mercato è dunque racchiusa nel suo stesso concetto. Emiliano Brancaccio, nel suo splendido libro ‘Democrazia sotto assedio’, ha declinato questa idea anche in chiave politica e ha mostrato lucidamente, sulla scorta di Marx, come la centralizzazione economica si traduca anche, immancabilmente, in centralizzazione politica. Detto altrimenti una sparuta elita polide che comanda il mondo da che detiene in forma oligopolistica le più grandi ricchezze.
Il forum di Davos in effetti non è che uno dei luoghi in cui i super ricchi no border si incontrano per decidere le sorti dell’umanità e lo fanno ovviamente in modo tutto fuorché democratico, mi spingerei a dire in modo autocratico. Non sfugga oltretutto come a Davos vi siano ben 5.000 uomini dell’esercito appostati sui tetti come cecchini, pronti a colpire chiunque osasse disturbare i padroni del mondo e la loro internazionale liberal finanziaria. Si tratta tra l’altro della prova inconfutabile che costoro sono amatissimi dal popolo. Sovvengono allora le parole attribuite a Platone. Pare che quando vide il tiranno di Siracusa attorniato dai militari che lo scortavano, il filosofo atenese ebbe così ad affermare icasticamente. “Cosa avrà mai fatto di così malvagio costui per dover viaggiare scortato dalle guardie?” Ecco, la domanda di Platone torna a risuonare anche in relazione agli oligarchi di Davos, che sono costretti a svolgere il loro incontro a porte chiuse, sorvegliati da cecchini pronti a difenderli. Ebbene, si può davvero dire che il forum di Davos rappresenti perfettamente il compimento della centralizzazione del capitale anche in chiave politica. Siamo ormai in un contesto totalmente post-democratico, un contesto in cui la democrazia è solo il nobile nome che serve a coprire un sistema che in realtà andrebbe meglio qualificato come oligarchia plutocratica plebiscitaria.
Un sistema in cui le elezioni sono solo la foglia di fico che serve a far apparire democratico ciò che intrinsecamente non lo è. Un sistema in cui effettivamente a comandare sono pochissimi e i più sono estromessi da ogni decisione fondamentale. Un processo che a ben vedere si avvia, almeno nelle sue linee di tendenza generali, fin dagli anni 70, quando la commissione trilaterale ebbe a teorizzare un vero e proprio modo per scardinare i principi della democrazia e per far virare il sistema capitalistico verso una oligarchia sempre più affermata. Una oligarchia sempre più affermata che sembra oggi giunta a compimento e di cui il forum economico di Davos offre oltretutto una imprescindibile testimonianza.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro