La scorsa settimana la Germania ha vissuto un lunedì caotico con 10.000 agricoltori e 5.000 trattori a Berlino che ha causato dei disagi urbani. I dati economici preliminari hanno rilevato una decrescita dello 0,3% nel quarto trimestre e un calo dell’intero 2023, segnando un declino tra la Germania e altre economie avanzate. Ora, bisogna ricordare che con il 29% del PIL dell’Eurozona, la Germania è il principale motore manifatturiero europeo. Ma ora ha di fronte delle sfide alle quali non era pronta, come l’inflazione al 3,8% contro l’eurozona al 2,9%, l’Italia è allo 0,5%.
Il commercio con l’Italia, che rappresenta il 28% delle esportazioni italiane nell’Unione Europea, potrebbe rallentare e le crescenti richieste di fallimento, con il 24% in più nei primi dieci mesi del 2023, indicano delle difficoltà economiche per la Germania. Insomma, la Commissione e la Banca Centrale Europea sono chiamate a gestire anche questa instabilità, mentre la Germania, con azioni come un sussidio di 902 milioni di euro per una fabbrica di batterie, rischia di minare il mercato unico. Una Germania in crisi, quindi, rappresenta un dilemma non solo per i tedeschi, ma anche per gli italiani, in generale per gli europei. E il mercato unico europeo è, in ultima analisi, un mercato che ha un unico obiettivo, la stabilità dell’euro.
Sembra allora che i rischi derivanti dalla situazione tedesca si riflettano su più fronti, lasciando presagire delle conseguenze negative per le parti interessate. Come vi commentavo ormai da anni, è del tutto evidente il fatto che, dato che questa Unione Europea è stata creata da un accordo Francia-Germania, quando andrà in crisi una delle due, in quel momento andrà in crisi l’accordo e tutto quello che ne consegue. Quindi noi dobbiamo soffrire, probabilmente ancora per anni, fino a quando i tedeschi non si stancheranno di stare all’interno di questa gabbia di matti che loro stessi hanno creato e che per tanti decenni ha fatto i loro comodi. Vedremo se continueranno a sostenere l’interesse dell’economia tedesca e di una cosa che una volta si chiamava Marco e poi è stato chiamato Euro. Buona economia umanistica.
Malvezzi quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene
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