Nella noiosa conferenza stampa governativa dell’inizio dell’anno come sempre i giornalisti cercano di chiedere al governo delle cose e ricevono sempre delle informazioni più o meno di carattere generale. L’argomento credo più importante in questo momento o uno di quelli importanti è certamente l’energia. Quindi Giorgia Meloni deve rispondere a breve a questioni vitali sull’energia tra vari dossier aperti e decisioni strategiche che finora sono state evitate. Il piano Mattei, privo di contenuti ma con una scadenza urgente, si aggiunge ad un’incertezza. L’incertezza è quella in modo particolare della politica energetica italiana, mentre il gas italiano, apparentemente tranquillo, cela la distruzione della domanda.
Esistono ancora delle perplessità sul nucleare. Quelli che hanno qualche anno in più ricorderanno un referendum del 1988, se non mi ricordo male, in cui noi ci esprimemmo in quel modo, con il governo regolatore che lascia ai privati l’investimento nelle centrali. E quindi è un problema. Il problema è la crisi dei prezzi dell’energia che ancora affligge tante aziende e famiglie italiane. Questo è il vero problema. Superiore questo aumento dei prezzi in Italia a quello di altri paesi europei. E questo tema dell’energia pesa. Pesa di più che non sulla competitività delle imprese degli altri paesi. In realtà se stiamo ormai da troppi anni a delle dichiarazioni vuote e quindi forse il governo ancora una volta sta vagando senza una direzione chiara nella transizione energetica.
Ancora una volta l’Europa non ha fornito delle risposte brillanti in materia di energia. Chissà, forse quest’anno, nel 2024, finalmente ci stupirà il governo italiano con una scelta precisa. Insomma, sembra che la domanda industriale abbia fatto una smorfia perdendo del 14% rispetto alla media decennale. Quello che vi sto dicendo è che noi, se non abbiamo una politica energetica, come non abbiamo una politica alimentare, come non abbiamo una politica economica in generale, saremo sempre al traino dell’Europa. E io penso che questa sia una scelta veramente improvvida di risultati, come ormai 20 o 30 anni quasi di esperienza stanno tristemente dimostrando.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene