Il Napoli l’ha portata avanti fin dove ha potuto, ossia fino alla fine; a un passo prima della fine, per essere precisi. Più precisi di quanto sia stato il direttore di gara Antonio Rapuano, dal sopracciglio aerodinamico, nel comminare i due cartellini al Cholito Simeone.
Lautaro logora chi non ce l’ha, ci si potrebbe rispondere, ma questo i tifosi del Napoli già prima lo sapevano e proprio per questo avrebbero avuto diritto di vedere la propria squadra giocarsela in parità numerica, visto che impossibile era giocarsela ad armi pari.
Alla fine questa strana Supercpppa, non così premiata dagli ascolti, la vince la più forte e la più attrezzata, che nel frattempo baratta con il trofeo la cessione momentanea della vetta della Serie A ad Allegri, autoproclamatosi capo delle guardie.
Partita non bella, a tratti vibrante, sempre più resa come in genere capita quando la direzione di gara non è autorevole.
Il Napoli la chiude dando fondo al propellente della rabbia accumulata nel serbatoio, dopo avere resistito a livello difensivo per un’ora e mezza. Lobotka e compagni hanno mostrato di avere un’identità e di avere acquisito autostima. Lautaro, dall’altra parte, è come l’anticipo dell’IVA: puoi far finta che non debba arrivare, ma il commercialista prima o poi ti avvisa.