Nei giorni scorsi, Giorgia Meloni ha impartito una bella lezione agli Elkann, che l’avevano accusata di aver messo in vendita l’Italia. Così era stato scritto infatti sulla prima pagina di Repubblica degli Elkann, rotocalco turbomondialista e voce del padronato cosmopolitico. Ebbene, Giorgia Meloni ha asserito con sicurezza che non accetta lezioni di italianità da chi, gli Elkann, ha svenduto la Fiat ai francesi.
Parole perfettamente condivisibili, in questo caso, quelle di Giorgia Meloni. Peccato però che, a rigor di logica, anche il suo governo non brilli propriamente per difesa dell’interesse nazionale e per patriottismo, con buona pace peraltro delle promesse elettorali fatte a suo tempo. Più precisamente, il governo della destra bluette neoliberale, capitanato da Giorgia Meloni, sembra ogni giorno di più l’antitesi dell’interesse nazionale.
E ciò tanto nelle prese di posizione quanto nelle politiche interne e internazionali, nelle strategie e nelle soluzioni pratiche. Di patriottico nel governo di Giorgia Meloni resta solo una vuota retorica roboante, una vuota retorica roboante che chiama a piè so spinto in causa l’Italia proprio quando, nella pratica, sembra fare di tutto per evitare di difenderne l’interesse nazionale. Più precisamente il governo di Giorgia Meloni sembra rispondere in ultima istanza a Washington per quel che riguarda la politica estera e a Bruxelles per quel che concerne la politica economica. Come sappiamo, infatti, sul fronte internazionale il governo della destra blu etero-liberale di Giorgia Meloni figura ogni giorno di più come una propaggine dell’ordine liberale atlantista. Dato che si è schierata a piè so spinto, Giorgia Meloni, dalla parte del guitto Zelensky, attore NATO, ha mandato armi all’Ucraina. Insomma, ha risposto sull’attenti alla chiamata imperiosa di Washington.
Per quel che riguarda l’Unione Europea, poi, Giorgia Meloni, al di là della patina di retorica patriottica, si rivela ogni giorno di più subalterna alle decisioni di Bruxelles, facendo sì che il suo governo sia in ultima istanza una semplice dépendance dell’ordine europeisticamente corretto. Insomma, un governo intrinsecamente liberista e atlantista, votato al mercato sovrano e all’imperialismo a stelle strisce. Giorgia Meloni comunque, va detto, ha ragione. Gli Elkann dovrebbero guardarsi bene dall’impartire lezioni di italianità a chi che sia. Ma, a ben vedere, lo stesso dovrebbe fare anche Giorgia Meloni, perché il suo patriottismo, come abbiamo detto, è un patriottismo di carta pesta, di facciata, puramente retorico. Il vero patriottismo si misura infatti alla prova dei fatti, i quali si sono incaricati di smentire empiricamente la retorica patriottarda di Giorgia Meloni.
Insomma, l’ho detto e lo ridico, quello di Giorgia Meloni, da qualsiasi prospettiva noi lo guardiamo, pare un governo in piena continuità con quelli precedenti. Di più mi spingo a sostenere che il governo della destra bluette neoliberale di Giorgia Meloni è perfettamente speculare, nelle sue posizioni, a quello della sinistra fucsia neoliberale. Dico ancora di più che il governo di Giorgia Meloni non è se non la continuazione peggiorativa, se mai è possibile, del precedente governo dell’euroinomane di Bruxelles, Mario Draghi. Insomma, quanto a italianità, qui davvero nessuno pare abbia qualcosa da poter insegnare ad altri.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro