Nel silenzio mediatico generale, anche in Italia è partita, in maniera tutto fuorché trascurabile, la protesta dei trattori. O più precisamente la protesta degli agricoltori sui trattori. I quali hanno intrapreso questa manifestazione di opposizione alle politiche dell’Unione Europea e dei rispettivi governi, prendendo a modello la Germania.
Come sappiamo, in Germania centinaia di trattori si sono spinti fino alla Porta di Brandeburgo. Porta di Brandeburgo che è il simbolo della Germania. Ebbene, nei giorni scorsi anche gli agricoltori italiani si sono messi in movimento e hanno emulato i loro colleghi teutonici.
Addirittura è stata bloccata l’uscita autostradale di Orte, non distante dalla capitale, dunque. Insomma, verrebbe da dire, parafrasando l’inno italiano, anche la nostra patria s’è desta. La protesta degli agricoltori, in Germania come in Italia, ha peraltro delle sacrosante ragioni, ragioni che debbono essere ravvisate principalmente nelle folli politiche volute da Bruxelles in tema di agricoltura.
Non solo sul piano in senso alimentare, dove già da tempo vengono introdotti sulle mense dei popoli europei larve, insetti e farine di mosca. In una parola il piatto unico gastronomicamente corretto che è variante a tavola del pensiero unico politicamente corretto diffuso nelle business schools e negli altri avamposti di riproduzione del nuovo ordine mentale di completamento del nuovo ordine mondiale. Ma le politiche dell’Unione Europea si stanno manifestando, in tutta la loro pericolosità, anche sul piano dell’agricoltura in senso stretto, ove l’Unione Europea, va sottolineato, sta facendo di tutto per affondare il lavoro degli agricoltori.
Considerate che già l’Emilia Romagna ha stanziato dei fondi agli agricoltori a ciò che lascino incolta la loro terra. Un cartellone su un trattore di quelli che stavano protestando nei giorni scorsi recitava quanto segue. Incolti sarete voi, non la mia terra.
Parole da sottoscrivere pienamente, perché bisogna davvero essere incolti per voler colpire l’agricoltura, che è un nodo fondamentale della produzione anche in Italia. Il tutto, semplicemente, come solito, per compiacere gli interessi di Bruxelles e delle banche, del grande capitale e della finanza. La protesta degli agricoltori, ci tengo a precisarlo, è giusta.
È la protesta del lavoro contro lo sradicamento della globalizzazione, anzi della glebalizzazione capitalistica. È la protesta sacrosanta delle classi lavoratrici contro la follia ogni giorno più evidente del capitale. Per questo non possiamo che essere vicini a tutti coloro i quali lavorano e si battono per difendere il loro lavoro, i contadini e gli operai, i precari e i ceti medi, tutti coloro i quali stanno subendo le angherie di un turbocapitalismo apolide che davvero non ha più limiti, è senza regole, è uscito fuori controllo.
Nella duplice accezione per cui ha perso ogni norma di controllo in seguito alla pratica della deregulation e poi è fuori controllo perché non riesce più a controllarsi, sta producendo vertigini e voragini nichilistiche. L’immagine che meglio definisce la situazione di questo capitalismo uscito fuori controllo si trova in una magnifica raffigurazione pittorica di Bruegel il Vecchio, la colonna dei ciechi. Ciechi che inseguono un cieco e finiscono seguendolo nell’abisso insieme a lui.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro