E adesso le proteste degli agricoltori sono divampate pure in Francia. Centinaia di trattori hanno infatti sfilato per il territorio gallico con un fine preciso, manifestare pacificamente il proprio dissenso radicale rispetto alle politiche della globalizzazione neoliberale che in Europa ha sede a Bruxelles. Dopo la Germania e dopo l’Italia, ora è la volta della Francia.
Ricorderete bene che in Germania gli agricoltori a bordo dei loro trattori si sono spinti fino alla porta di Brandeburgo, simbolo della Germania. E in Italia nei giorni scorsi hanno fatto manifestazioni molto partecipate che hanno anche bloccato il casello autostradale di Orte. La protesta tende dunque sempre più ad assumere una portata schiettamente europea e figura come la sacrosanta contestazione del mondo del lavoro contro il mondo del capitale.
Tra l’altro, anche a livello simbolico, la protesta pare massimamente d’impatto. In essa si cristallizza compiutamente il conflitto tra il Nomos della Terra e le potenze talassiche del capitale liquido e senza radici, per riprendere la coppia oppositiva messa a suo tempo a tema da Carl Schmitt. La zolla del lavoro e delle radici etiche, per dirla con Hegel, contro la fluidità universale e senza radici del capitale finanziario.
La Terra non è soltanto il bene preziosissimo di chi la lavora. Essa è anche l’immagine più emblematica del radicamento delle culture e della civiltà. Agli albori della modernità, quando Francesco Bacone, sul frontespizio del Novum Organum, poneva in bella mostra le navi inglesi che salpavano lungo le rotte commerciali, ebbene nella stessa modernità il nostro Giambattista Vico, nella Scienza Nuova, metteva al centro l’aratro, come simbolo della terra, della dimensione del radicamento e diceva tra l’altro una cosa degna della massima attenzione che umanità deriva da humus, dall’inumare, dal dare sepoltura ai morti stabilizzandosi accanto a loro ancora una volta la terra contro le potenze talassiche. Sappiamo che la terra rappresenta al meglio lo spazio delle culture, dei radicamenti, della legge, del nomos, laddove la distesa uniforme del pelago rappresenta in modo aderente l’essenza del capitalismo liquido finanziario borderless sulla distesa del quale non si abita ma ci si muove perennemente.
La distesa del pelago è una distesa uniforme, omogenea, senza differenze. E ancora, su tale distesa a prevalere è la legge piratesca del più forte, il nomos della deregulation, che è poi l’essenza stessa dell’odierno anarco-capitalismo, che abbatte tutte le leggi per sottrarre l’economico al controllo del politico, il mercato alla sorveglianza democratica dello Stato. Anche per questo motivo non possiamo che parteggiare sentitamente con gli agricoltori e con le loro proteste.
La loro è una battaglia giusta, è la battaglia di chi difende il lavoro, di chi difende la terra come spazio dei radicamenti, di chi si oppone al movimento sradicante del turbocapitalismo senza frontiere, di chi in sostanza resiste alla mondializzazione infelice. Per questo motivo non possiamo non essere con gli agricoltori e per questo la loro è una battaglia giusta in difesa del lavoro e della terra. Agricoltori di tutto il mondo, unitevi!
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro