La Banca Centrale Europea, la cosiddetta BCE, ha presentato un bilancio che segna ormai un punto di svolta, una perdita di quasi 1,3 miliardi di euro, la più grande perdita dopo 20 anni. Le strette monetarie, con un rialzo dei tassi di 450 punti dal luglio del 2022, hanno influenzato questa svolta. Anche l’anno precedente i conti si erano chiusi in pareggio grazie ad accantonamenti, ma questa volta la situazione è diversa. Nonostante la Banca Centrale Europea abbia utilizzato le proprie riserve pari a 6,6 miliardi, la spesa per interessi, che ammonta a 7,193 miliardi, ha creato un buco nel bilancio. Le perdite sono quindi il risultato delle spese per interessi legati ad acquisti di titoli da altre banche centrali dell’eurosistema.
Nonostante le perdite, la Banca Centrale Europea assicura che ciò non influenzerà la sua capacità di condurre una politica monetaria efficace. Tuttavia si prevedono delle ulteriori perdite nei prossimi anni a causa di una posizione rigida della Banca Centrale Europea nel mantenere le strette monetarie e le recenti perdite della Banca Centrale Europea evidenziano quindi gli effetti di politiche monetarie piuttosto discutibili, che privilegiano un obiettivo di inflazione al 2% a discapito della stabilità economica delle nazioni dei Paesi membri. L’insistenza quindi su dei tassi di interesse rigidi ha inflitto dei danni considerevoli, segnando un punto di svolta negativo nella gestione finanziaria dell’Eurozona.
Quello che va quindi compreso è che dopo 20 anni i nodi vengono al pettine e cioè cosa sta succedendo? Sta succedendo che purtroppo avere puntato tutto sulla finanza è stato un grave errore. I cittadini dovrebbero capire che la politica siamo noi, quindi noi saremmo in teoria i padroni della Banca centrale, nel mondo dell’economia umanistica del quale io parlo da anni. Purtroppo invece in questo mondo nel quale stiamo vivendo siamo semplicemente dei sudditi.