Tutti parlano di aumenti dei prezzi, l’energia che costa sempre di più, eccetera, ma bisogna guardare i dati prima di parlare e fare chiacchiere da bar. Il consumo di energie elettriche in Europa, secondo voi, è aumentato oppure è calato? Risposta: è calato, ma è in caduta libera da una diminuzione significativa di produzione industriale perché le industrie usano meno energia, come riportato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, la cosiddetta IEA.
Nel 2023 l’Unione Europea ha registrato un calo del 3,2% nella domanda di elettricità rispetto al 2022, già in declino del 2,1% rispetto al 2021. Quindi abbiamo avuto un triennio di calo di elettricità raggiungendo livelli minimi negli ultimi 20 anni, con 2293, interesse statistico qualcuno forse, miliardi di kilowattora consumati. Ma quello che importa, aldilà del valore assoluto, è che è il punto più basso negli ultimi 20 anni.
Quando io vi dico che l’Euro è stato una sciagura e la scelta politica di questa Unione Europea è stata una sciagura per il nostro paese, lo dico con dei fatti, con dei dati. Se noi abbiamo il crollo della produzione energetica, del fabbisogno energetico delle imprese, vuol dire che c’è meno industria di prima. Settori ad alta intensità energetica come l’alluminio, l’acciaio, la carta, la chimica sono stati i più colpiti, con una produzione notevolmente inferiore a quella precedente.
Per esempio l’industria chimica ha subito riduzioni significative nella produzione di vari materiali. E il problema è che il pianeta non è che sia chiuso da delle barriere o dai confini giuridici, perché invece sta aumentando la produzione della Cina. E quindi poi a livello di inquinamento non è che le cose migliorino. Inoltre la crisi energetica ha portato alla chiusura degli impianti, alla dismissione della capacità produttiva, a una perdita stimata di circa 15 miliardi di kilowattora di consumo elettrico all’anno.
La Commissione europea è stata ancora una volta totalmente fallimentare nelle sue scelte politiche.
Il progetto Red Power European Union è stato per esempio un progetto fallimentare. Ha portato, lo avete visto anche nelle bollette, un aumento senza precedenti nei prezzi del gas e ha costretto poi i governi a intervenire per circa 800 miliardi di aiuti di Stato con conseguenze che si protrarranno probabilmente per molti anni.
Insomma, la chiusura degli impianti industriali indica una deindustrializzazione evidente. Il Vecchio Continente sta diventando non solo vecchio, ma anche più povero, privo di tessuto industriale, con aziende che preferiscono chiudere, non riaprire, spostare la produzione all’estero e importare dall’estero, diciamo, il fabbisogno. E questo comporta in economia un crollo di che cosa?
Della cosiddetta domanda interna. La domanda interna è quella che tiene su, in buona parte, un paese, con effetti su produzione, imprese, occupazione, e quindi poi le famiglie.
Malvezzi Quotidiani – L’Economia Umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi