“Istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso sei milioni di ebrei. Istruzione è capire come sia stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo. Istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia se si ripete”
Ha definito così il concetto di “memoria” Noam Chomsky, filosofo e scienziato statunitense di origine ebraica. Ed è proprio da questo concetto che prende vita l’editoriale di Fabio Duranti sulla giornata della memoria in cui si ricordano le vittime dell’olocausto.
“Se ci fermiamo a ragionare su questa frase ci rendiamo conto che la memoria non è soltanto dire che un pazzo ha trascinato l’Europa con sé, Italia compresa ovviamente, per commettere un olocausto, il crimine probabilmente più grave tra i crimini, cioè tentare di distruggere un’intera etnia, un intero popolo. Ecco, ma non è capire perché questo, questa persona, questo figuro aveva in testa questa stronzata, passatemi il termine. Ma perché nessuno si è ribellato? Com’è possibile che milioni e milioni di persone l’abbiano accettata come cosa giusta e non sia stato destituito prima che potesse commettere tutto questo? E allora, attenzione, la giornata della memoria è utile per ricordare più questa seconda cosa e le vittime, se vogliono essere utili per l’umanità futura e per riscattare il dolore che hanno vissuto, soprattutto i sopravvissuti, dovrebbero lavorare ancora per quelli che ancora sono con noi, come ad esempio la signora Segre“.
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