“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“ dice l’articolo 21 della Costituzione italiana. Un principio che dovrebbe valere anche per i cittadini chiamati ad esprimere la loro opinione in merito alle decisioni del Governo, ma purtroppo non sempre è cosi. I principi scritti nella Costituzione dovrebbero essere messi in pratica soprattutto dalla classe politica. Non sempre però basta un Referendum per garantire la massima espressione della democrazia.
Il costituzionalista Vincenzo Baldini afferma che la classe politica dovrebbe garantire un Referendum consultivo ogni qual volta il cittadino rischia di perdere la sovranità in qualsiasi ambito. Un Referendum che dovrebbe essere alla base della democrazia, ma che in Italia è stato votato solamente 1 volta dal 1946. “Difatti ad oggi non è possibile, perché i Referendum possibili sono quelli proposti in Costituzione – dice Baldini – un po’ di anni fa ci fu una legge costituzionale con la quale si introdusse un Referendum consultivo ad hoc, per capire se il popolo fosse favorevole ad un allargamento delle competenze dell’allora Comunità Europea. Fu essenziale la legge perché gli strumenti di democrazia diretta ad oggi, non prevedono se non per circostanze particolari relative a variazioni territoriali, un Referendum consultivo”.
Ma cosa si può fare allora per garantire questo diritto costituzionale e soprattutto, il consultivo viene utilizzato nel resto d’Europa? “Occorrerebbe una revisione della Costituzione“.
“Un paese dove questo accade da sempre è la Svizzera, dove i Referendum consultivi sono all’ordine del giorno” afferma Fabio Duranti. Secondo Baldini il modello di democrazia svizzero non è integralmente praticabile all’Italia. “Quando fu approvato il famoso trattato costituzionale di Roma, che poi fu bloccato, ci furono paesi come la Francia e l’Irlanda, che attraverso il Referendum, rigettarono la proposta di ratificarlo questi modelli potrebbero rappresentare dei prototipi da utilizzare per un eventuale revisione costituzionale“.
“Se ragioniamo in termini giuridico costituzionali, si potrebbe fare non si può sminuire l’importanza della politica nell’indirizzare certe scelte e nel promuoverle, percependo i prioritari interessi della Comunità Nazionale“.