Come già ho avuto modo di sottolineare, Sanremo, il festival della canzone italiana che sta svolgendosi in questi giorni nella cittadina Ligure, è interessante soprattutto, e anzi soltanto, come fenomeno sociologico. Infatti il festival della canzone italiana non è altro se non una gran cassa di diffusione a tambur battente del pensiero unico politicamente corretto, liberal progressista e globalista nonché atlantista. A questo riguardo vorrei parlare testualmente di una teledipendenza e una narcotizzazione tecnocratica delle masse operata anche in maniera lampante dal festival della canzone italiana di Sanremo.
A questo riguardo considerate anche solo questo fatto che reputo davvero emblematico ed evocativo. Le sacrosante proteste dei trattori che si stanno ormai svolgendo a livello europeo in queste settimane hanno preso di mira anche Sanremo. In particolare i trattori si sono diretti verso la cittadina Ligure nella Riviera dei Fiori con un obiettivo chiaro e adamantino: far parlare di sé, cercare di catturare magneticamente l’attenzione, volgendo il Festival di Sanremo a proprio favore.
Infatti, come è noto, il Festival di Sanremo è seguito a livello planetario, è anzi l’evento italiano più seguito nel mondo. L’idea dei trattori o più precisamente degli agricoltori che li guidano, era quella di utilizzare Sanremo per farsi conoscere, per far circolare la protesta sacrosanta della terra contro il capitale liquido e finanziario, del lavoro contro la distruzione dell’identità e delle tradizioni e del lavoro stesso. Ebbene, è notizia di questi giorni che il Festival di Sanremo non concederà il palco alle proteste degli agricoltori.
Tutta al più, si legge, verrà fatta lettura di un comunicato da parte di coloro i quali stanno protestando. Insomma, non c’è spazio per gli agricoltori sul palco di Sanremo. In compenso però, come sappiamo, a Sanremo si sono esibiti i Mengoni con la gonna e poi il surreale ballo del quaquà con Fiorello e con John Travolta.
John Travolta che peraltro era tutt’altro che entusiasta, come emergeva dalle immagini diffuse, e anzi, da quello che apprendiamo, addirittura ha rifiutato di firmare la liberatoria in forza della quale la sua prestazione può essere ripetuta o meglio diffusa ulteriormente. Quelle scene del ballo del quaqua sono effettivamente mortificanti e offensive. Mi domando come coloro i quali guardano il Festival di Sanremo non si sentano offesi da scene come quelle che obiettivamente offendono l’intelligenza e la dignità.
E però l’aspetto emblematico è proprio questo, non c’è spazio sul palco di Sanremo per le proteste sacrosante degli agricoltori che si battono per la terra, il lavoro, la dignità, le tradizioni e la cultura della terra e del lavoro stesso e poi vi è spazio invece per spettacoli surreali come la gonna di Mengoni o il ballo del quaquà di Fiorello e John Travolta. Credo davvero che il fabula docet debba essere evidente a tutti quello che realmente Sanremo l’abbiamo inteso un fenomeno di distrazione di massa buono solo a tenere a bada i popoli sofferenti e a ortopedizzarli in direzione liberal globalista ne avevamo già da lungo tempo la certezza ora ne abbiamo non che ve ne fosse bisogno una prova ulteriore
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro