Se si vuole rispondere ai problemi sociali generati da un ventennio di scellerate scelte neoliberiste dettate dal pensiero unico internazionale, finalizzate al trasferimento della ricchezza dai poveri ai ricchi, allora si deve cambiare la rotta di 180 gradi. Ma, sia chiaro, non è possibile farlo senza il controllo della prima risorsa in economia, la moneta. Per farlo occorre tornare ad avere una Banca Centrale Europea pubblica.
Questa è tale per me se per legge, al contrario di quanto stabilito oggi, risponde al governo e al Parlamento, cioè attraverso il processo democratico, al popolo. Non è possibile fare politica economica senza il controllo della pompa centrale, perché le politiche anticicliche necessitano di azioni decise da un governo e da un Parlamento, non della concessione benevola di qualcuno. Non deve esserci qualcuno che, in nome di una superiore presunta conoscenza, di una presunta imparzialità, di un presunto tecnicismo, possa sottrarsi al giudizio sacro di un popolo sovrano.
Quando questo avviene, si gettano le basi per uscire dal sistema democratico. Le regole della democrazia sono chiare. Il popolo è sovrano.
Infatti, all’articolo 1 della nostra Costituzione sta scritto che “la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Non è scritto da nessuna parte nei modelli politici un inciso che dica ad eccezione delle scelte monetarie”.
Ebbene, qui io affronto uno degli argomenti che tante volte da questa radio io ho sollecitato, cioè la questione della banca centrale. La questione della banca centrale è fondamentale. Dobbiamo cambiare l’approccio da una visione di indipendenza del sistema finanziario dal giudizio del popolo sovrano ad un sistema in cui invece il sistema finanziario – e segnatamente la sua massima espressione cioè la banca centrale – debba rispondere al popolo sovrano, al Parlamento. E attraverso questo, ai governi.
Malvezzi Quotidiani – Comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi