“Ci sarà un’altra pandemia più pesante del Covid” esordisce cosi la virologa Ilaria Capua. A lanciare l’allarme è stata l’OMS, che ha spiegato che la nuova ondata potrebbe essere denominata “malattia X”. In base agli studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si tratterebbe di eventi ciclici e lo scenario sarebbe inevitabile. La Capua ha dichiarato che il virus X potrebbe diffondersi nei prossimi anni, se non addirittura mesi: “Le pandemie avvengono a cadenza regolare nel tempo, mi dispiace dirlo ma non è che perché abbiamo avuto quella da Covid siamo a posto per i prossimi 200 anni”. L’origine della nuova ondata potrebbe provenire dai luoghi in cui sono presenti meno norme igieniche, per esempio dall’Asia. Che cosa possiamo fare per prevenirla? Secondo gli esperti sarà fondamentale mantenere alta l’attenzione su questo tipo di fenomeni. L’aspetto essenziale secondo Capua, è che “la capacità di risposta a queste emergenze sia ragionata, consapevole e studiata anche sulla base del territorio”. Uno degli obiettivi principali è garantire al personale sanitario le misure preventive necessarie ad affrontare una nuova pandemia. “Non bisogna dimenticare mai il grande sacrificio dei professionisti a quel tempo erano in ospedale e non avevano nemmeno a disposizione le mascherine, in lotta contro qualcosa che nessuno ancora riusciva a identificare” ha affermato la virologa.
“Sicuramente sappiamo che ci sarà un’altra pandemia, ma non possiamo prevedere quando, né tantomeno se sarà più terribile del Covid. Le persone si sono spaventate inutilmente: i virus sono troppo imprevedibili. Abbiamo visto che tutti i modelli matematici che facevano previsioni sul Covid hanno fallito, quindi perché dobbiamo fare previsioni? La Capua ne parla forse per farsi vedere? Ci sono modi più seri” incalza il Professore Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma.
“Dire che un evento accadrà necessariamente e in un determinato modo: non si può dire. L’Oms infatti ha chiamato questa Malattia “X” ma non ha previsto quando si verificherà. Potremmo al limite dire che il 2023 è stato l’anno più caldo di sempre e che alcune zone del globo che prima erano a clima temperato, si stanno tropicalizzando. Questo potrebbe portare a un certo tipo di sconvolgimento delle malattie infettive: la dengue potrebbe arrivare da noi tra 20 anni, o magari potrebbe anche non arrivare mai. Sono fenomeni che non possiamo dare per certi, ma io mi preoccuperei più dell’enorme stato di calore della terra più che della potenziale malattia X…“