L’Italia continua a primeggiare in Europa per il basso tasso di inflazione con una crescita dei prezzi inferiore alla Germania, alla Francia e alla media dell’Eurozona per il quinto mese consecutivo. A febbraio, l’ultimo mese registrato, l’indice armonizzato registra un aumento dello 0,9%, cioè in netto contrasto con il 2,6%, il 2,7%, il 3,1% di altri paesi. Insomma abbiamo un’inflazione al di sotto dell’1%.
Tuttavia l’inefficacia della politica monetaria della Banca Centrale Europea nell’incidere sui prezzi energetici ha inflitto al nostro Paese una cura completamente inadatta. La nostra inflazione, che è stata influenzata negli anni scorsi dai prezzi del gas, dell’energia, del petrolio, si è gonfiata e poi sgonfiata seguendo queste dinamiche, mentre i tassi Euribor rimangono fermi. Questa discrepanza crea delle tensioni, specialmente per il governo di Giorgia Meloni, che si trova in questo momento a rifinanziare ad ogni mese decine di miliardi di titoli pubblici, cioè di debito, che va in scadenza.
E allora la domanda diventa: fino a quando questa situazione potrà essere sostenibile, considerando la pressione economica e politica che crea e che consegue?
E soprattutto la vera domanda che ci dobbiamo porre è: ma fino a quando l’Italia sopporterà l’influenza di Bruxelles?
Perché vedete, qui la questione è evidente, cioè per ragioni legate a fattori esterni noi abbiamo subito un’inflazione che è stata curata con le medicine sbagliate, con delle ricette della Fed americana, cioè della Federal Reserve, della banca centrale americana. Questo quando gli americani avevano avuto dell’inflazione derivante da altri fattori.
Insomma, noi stiamo andando dietro gli americani e stiamo sbagliando anche in termini di ricette economiche. La cosa grave che vedo, da persona che fa consulenza agli imprenditori in materia di strategia, è il divario abissale tra le esigenze degli imprenditori e dei liberi professionisti – cioè di quelli che operano sul mercato – e la politica, che parla un linguaggio che gli imprenditori non capiscono più.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi