Per chi ha creduto che il Covid sarebbe stata la prima e ultima pandemia a vederci coinvolti, secondo Repubblica, si sbagliava di grosso.
Il quotidiano, infatti, insiste sul nuovo allarme: le nuove pandemie. Sarebbero i virus respiratori quelli da temere di più e non dovremmo correre il rischio di abbassare la guardia in vista di nuove emergenze causate dalla diffusione di agenti patogeni nocivi per la saluta dell’essere umano.
Continua la campagna del terrore post pandemia, dunque, e c’è addirittura chi definisce i tempi in cui viviamo “l’era delle pandemie”.
“Utilizzare i mezzi di comunicazione come bazuca contro la gente vuol dire aver superato il limite” secondo Fabio Duranti “dopo secoli di tranquillità ci arrivano le pandemie. A questo punto mi chiedo: non è che questa tipologia di emergenza avvantaggi qualcuno?”
Giovanni Vanni Frajese, endocrinologo e docente universitario, lancia l’allerta su un dettaglio non da poco previsto all’interno del Trattato Sanitario Internazionale, che desta preoccupazione: “C’è una cosa che dovrebbe preoccuparci più di tutte: nel nuovo trattato sanitario internazionale, che è l’altra cosa che sta marciando parallela al trattato sulle prossime pandemie, è previsto che ci sia uno scambio libero tra i paesi di quelli che sono gli agenti patogeni che hanno avuto il gain of function, cioè quelle che in realtà sono operazioni di guerriglia biologica, cioè la creazione di agenti patogeni in laboratorio, con l’idea di poter prevedere quelli che sono i salti eventualmente naturali ed essere pronti, sempre teoricamente, nel caso questo avvenisse, ad avere delle armi buone contro questi agenti patogeni“
“Nella realtà dei fatti” continua Frajese “questo porta alla creazione di una serie di virus ingegnerizzati in laboratorio e resi molto più patogeni per l’uomo stesso e quindi sono vere e proprie armi biologiche che nel frattempo vengono sviluppate e che si vorrebbero poter scambiare liberamente tra i paesi. In un scenario di questo tipo non è difficile immaginare che potrebbe esserci uno spillover, cioè che questi virus possono in qualche maniera uscire in questi scambi o per ragioni non volute o addirittura se qualcuno dovesse decidere che c’è una necessità politica di rialzare il livello di terrore nella popolazione e magari farlo uscire“