Il debito pubblico italiano, dopo un picco ottobre, registra un calo a novembre, scendendo a 2855 miliardi, riflettendo così una diminuzione delle disponibilità liquide del tesoro e anche un piccolo avanzo di cassa nelle amministrazioni pubbliche. Questo calo è stato anche influenzato dagli effetti degli scarti e dei premi all’emissione e al rimborso, dalla rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e dalla variazione dei tassi di cambio. Nel frattempo, nell’ultimo periodo del 2023, le entrate tributarie dello Stato sono aumentate del 12,3% rispetto all’anno precedente raggiungendo 51,8 miliardi.
Insomma, la situazione sembrerebbe meno preoccupante di quello che si poteva immaginare un po’ di tempo fa. Le prospettive occupazionali delle imprese rimangono favorevoli, con un saldo positivo tra quelle che prevedono di espandere il numero di addetti e quelle che invece si aspettano di ridurlo. L’accesso al credito si è ulteriormente migliorato verso la fine del 2023, sembrerebbe, mentre le condizioni per investire risulterebbero meno sfavorevoli, con la maggior parte delle imprese che considerano le proprie condizioni di liquidità almeno sufficienti, questo secondo Milano Finanza.
Nonostante le prospettive occupazionali favorevoli tuttavia e il lieve miglioramento delle condizioni per investire segnalato da Banca d’Italia, tantissime imprese italiane continuano ad affrontare difficili sfide per garantirsi il finanziamento necessario per crescere e per prosperare. Vi voglio segnalare che c’è ormai un distacco incolmabile tra il mondo della politica, il mondo della cultura, del giornalismo, della letteratura economica e il mondo degli imprenditori. Io faccio consulenza strategica agli imprenditori e tutti i giorni, compreso oggi, sono in consulenza.
Allora vi dico quali sono le difficoltà reali. Primo, ovviamente il quadro, il quadro congiunturale, il quadro di mercato, ma subito dopo la difficoltà di trovare lavoro. Cioè soltanto i diversamente intelligenti pensano veramente che oggi in Italia non ci siano posti di lavoro.
Non ci sono persone che vanno a lavorare nelle imprese richieste dagli imprenditori. Il più grosso problema degli imprenditori è trovare gente disposta a lavorare Ovviamente questo è aggravato dalle scelte del reddito di cittadinanza che perlomeno per una parte del paese sembrano essere sicuramente il modo principale per vivere unito all’evasione. Ora questa situazione dal lato degli imprenditori è estremamente preoccupante, dall’altro non è affatto vero che le imprese hanno allargato i crediti della borsa, semmai invece diventa sempre più difficile accedere al credito e la terza condizione necessaria è che in questa situazione di scenario di mercato difficoltà occupazionale di trovare lavoro, cioè di trovare persone che lavorano e credito bancario, la capacità delle imprese dipende dal sapere fare un piano strategico adatto a questi anni così complessi.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi