I ministri delle finanze dell’Unione Europea si sono riuniti per affrontare le sfide finanziarie dell’eurozona, tra cui la transizione ambientale, solito discorso, e la sicurezza, con un focus sul riarmo post-Ucraina. Mario Draghi ha sottolineato la necessità di enormi investimenti futuri, mentre i ministri discutono l’unione dei mercati dei capitali. Attenzione, dei mercati e dei capitali, non dei cittadini, naturalmente.
Il ministro francese Le Maire propone una cooperazione volontaria, mentre la Germania esprime preoccupazioni sulla segmentazione del mercato. Si sottolinea, insomma, l’importanza di utilizzare il risparmio privato con il 35% del risparmio europeo inattivo.
Tradotto, vogliono mettere le mani nei vostri soldi, perché non gli va bene che li teniate sotto il materasso.
Dovete metterli dove dicono loro.
Lagarde stima che per raggiungere gli obiettivi climatici del 2040 – ecco dove dovete metterli, “obiettivi climatici” – saranno necessari 800 miliardi di euro annui dal 2031. Draghi prepara anche un rapporto sulla “competitività europea”, da pubblicare dopo il voto europeo di giugno, mentre Enrico Letta sta lavorando su una relazione sul futuro del mercato unico, entrambi cruciali per la prossima legislatura.
Gli investimenti in importazioni possono renderci dipendenti dall’estero e limitare la nostra diversificazione economica, aumentando il rischio di disoccupazione in Italia e gli squilibri finanziari sulle famiglie. Convertire il risparmio privato in sostegno esterno, cioè mettere le mani nelle tasche dei cittadini – scusate traduco dal politichese – potrebbe favorire soltanto gli importatori minando la nostra resilienza economica.
E quindi è essenziale rivedere le nostre politiche industriali per evitare delle ripercussioni negative sulla stabilità economica e sull’autonomia dell’Unione Europea.
Alle volte le persone mi chiedono, “ma per quale motivo tu non parli più di politica, non partecipi più a convegni?” Ma cosa devo andare a dire? Cioè, questi sono matti. O meglio, non sono dei matti, sono delle persone che tirano l’acqua al mulino del grande interesse finanziario internazionale. Io invece, grazie al cielo, mi occupo di seguire gli imprenditori. Tutti i giorni faccio consulenza strategica alle piccole e le medie imprese italiane, le quali, grazie al cielo, non hanno queste idee. E quando parli con gli imprenditori, sanno benissimo che cosa fare dei propri soldi. Purtroppo sono molto preoccupati dal fatto che qualcuno, giustificandoli con “il mercato finanziario”, “l’unione dei capitali”, “la transizione climatica” o, peggio ancora, “il riarmo”, metta le mani nelle tasche della gente che lavora.
Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio Malvezzi