Semmai qualcuno abbia temuto, alla vigilia, di annoiarsi, il rischio Barcellona e Napoli lo hanno scongiurato subito, anche se un inizio traumatico per Meret e compagni aveva fatto temere un Caporetto in salsa partenopea. Invece gli uomini di Calzona sono rimasti in partita quando tutti, in Catalogna come sotto il Vesuvio, hanno pensato che ne fossero definitivamente usciti.
Il gol di Rrahmani non solo ha dimezzato lo svantaggio, ma ha dato inizio al momento migliore e più produttivo del Napoli, ovvero la seconda metà del primo tempo. È salita la temperatura, tra i guanti di Ter Stegen, soprattutto sul “quasi gol” di Di Lorenzo di testa.
Allo scoccare dell’ora di gioco, più o meno, ha preso corpo la sensazione che il momento migliore del Napoli fosse alle spalle, anche se qualche altra occasione favorevole nell’area catalana è pur arrivata.
Se il calcio sa essere spietato, la Champions League lo è ancora di più: dopo aver mancato il passaggio di più di un attimo fuggente, i campani si ritrovano sovraesposti sul fraseggio da manuale che porta al 3 – 1 “cucinato” da Sergi Roberto per Lewandowski. Qualità, dei nomi e delle giocate, contro la quale c’è poco da fare.
Tutto si può e si potrà dire, in ogni caso, tranne che gli uomini di Calzona non ci abbiano provato e, in ragione di questo particolare, dovrebbero ora ripartire in campionato da una base di rinnovata autostima.
Paolo Marcacci
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