Da più fonti, peraltro tutte rigorosamente allineate con l’ordine liberale atlantista e dunque al di là di ogni sospetto di ideologia avversa alla globalizzazione imperialistica, apprendiamo una notizia davvero degna di rilievo che voglio commentare rapidamente insieme a voi. Netanyahu, il presidente di Israele, sta perdendo gradualmente quote del proprio consenso. Lo ammette perfino Repubblica, rotocalco turbomondialista, da sempre vicino alle ragioni dell’imperialismo made in USA e anche di quello israeliano. A quanto pare anche la popolazione di Israele principia ora a dissentire rispetto alle politiche aggressive imperialistiche finora condotte da Netanyahu contro il popolo di Gaza. Popolo di Gaza che, come non mi stanco di ribadire ad nauseam, è oggetto attualmente di un vero e proprio attacco costante, che a giudizio del Sudafrica addirittura andrebbe classificato come genocidio.
Nei giorni scorsi Liliana Segre si è lagnata che la parola genocidio venga utilizzata in riferimento a tutto. Ha ragione Liliana Segre, non bisogna applicarla a tutto, ma a quello che sta accadendo a Gaza credo che si possa legittimamente applicare. Pare oltretutto che il consenso di Netanyahu vada scemando anche nelle relazioni internazionali. Se è vero com’è vero che perfino l’arcobalenico e vegliardo presidente della civiltà del dollaro, Joe Biden, si è recentemente avventurato a sostenere senza mezzi termini che con le sue politiche su Gaza Israele sta esagerando.
Di più, sta danneggiando anche la propria immagine. Perfino l’alleato più fedele e più solerte d’Israele, vale a dire gli Stati Uniti d’America, inizia, nemmeno troppo obliquamente, a far valere motivi di perplessità e fino anche di critica rispetto all’operato del presidente Netanyahu. E allora dobbiamo domandarci seriamente. Forse qualcosa principia finalmente a cambiare? Forse la comunità internazionale, che è poi un altro nome che l’Occidente ipocritamente dà a se stesso, principia sia pure tardivamente ad aprire gli occhi su quel che sta realmente accadendo a Gaza? Se così fosse, bisognerebbe davvero esclamare con il poeta «Hoc erat in votis». Non si dimentichino neppure, a questo riguardo, le recenti dichiarazioni pungenti e veritiere del segretario dell’ONU Antonio Gutierrez. Questi ha asserito senza perifrasi che a Gaza si sta dispiegando un’atroce punizione collettiva rivolta contro un intero popolo. Ciò che la Cina, non dimentichiamolo, ha per parte sua, giustamente, definito senza mezzi termini una vergogna per la civiltà. Ripetiamo allora quanto andiamo asserendo fin da quando tutto ebbe inizio, nell’ottobre del 2023.
Il diritto di Israele di difendersi è trapassato senza soluzione di continuità nel diritto di Israele di fare tutto ciò che vuole ai danni di Gaza. Come se non bastasse, Israele ha trattato e continua a trattare l’intera popolazione di Gaza come se essa coincidesse integralmente con i terroristi di Hamas. Ora queste due posizioni sono ampiamente criticabili e a quanto pare anche gli abitanti di Israele e la cosiddetta comunità internazionale compresi gli Stati Uniti d’America principiano a prenderne coscienza. come usa dire, meglio tardi che mai.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano