Occhio a parlare di Covid nel 2024, o qualcuno ti manderà una letterina.
È ciò che è successo in questi ultimi giorni all’onorevole Sergio Berlato, eurodeputato di Fratelli d’Italia.
La lettera di richiamo è arrivata da Youtube, anzi: la nota piattaforma web per la condivisione di video online ha direttamente rimosso un video pubblicato dall’onorevole. Il contenuto? Una registrazione integrale del convegno tenutosi a Bassano del Grappa il 9 marzo scorso.
L’inconveniente fatale è che si è parlato di Covid, ma nella maniera non accettata. Il metro di giudizio è il solito.
“Non sono consentiti su Youtube i contenuti che possono rappresentare un serio rischio alla salute, diffondendo disinformazione medica sui vaccini attualmente somministrati che sono approvati e confermati come sicuri ed efficaci dalle autorità sanitarie locali e dall’OMS“.
Il vero inconveniente è: perché YouTube, seguendo pedissequamente l’OMS, decide cosa si può o cosa non si può dire?
“Casa mia, regole mie” qualcuno potrebbe obiettare, dimenticandosi che il diritto alla parola e la libertà di espressione sono garantiti dall’articolo 21 della nostra Costituzione. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione“.
Già in tempi non troppo remoti, YouTube rimuoveva anche i video del canale Radio Radio TV sul premio Nobel Luc Montagnier e non solo.
Viene allora da riconsiderare il ruolo di una piattaforma che si considera “provider” e poi si comporta come editore, senza tutte le conseguenze economiche e non solo.
L’onorevole Berlato non lascerà che la faccenda finisca qui.
“Interverrò questa settimana sia presso la Commissione europea che presso il Governo nazionale per chiedere se è ammissibile che nell’esercizio delle proprie funzioni un parlamentare europeo, democraticamente eletto tramite il quarto mandato al Parlamento europeo, possa essere censurato non perché offende qualcuno, o perché minaccia qualcuno, o perché commette dei reati, ma semplicemente perché pubblica la registrazione integrale di un incontro pubblico che ha visto la presenza di 2.500 persone paganti dal titolo «Pretendiamo verità e giustizia». Questo è inaccettabile“.
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