Ex allenatore di Inter, Udinese e Panathinaikos, tra le altre, e attuale seconda voce al commento tecnico di Dazn, Andrea Stramaccioni ha rilasciato un’intervista in esclusiva ai nostri microfoni. Con Stefano Raucci, Furio Focolari, Xavier Jacobelli, Stefano Agresti e Roberto Pruzzo, il mister ha avuto l’occasione per parlare della Nazionale Italiana, degli avvicendamenti sulla panchina della Lazio, sul momento di Federico Chiesa in maglia bianconera e sul futuro del nuovo allenatore della Roma, Daniele De Rossi.
Su Spalletti e la Nazionale
“Guarda, io vedo qualcosa di positivo. Storicamente, la fase che precede competizioni di questo tipo, soprattutto con la nostra nazionale, è sempre vissuta con un po’ di scetticismo. Tuttavia, io ho sensazioni positive. Credo che il mister abbia delle certezze e delle situazioni che sta esplorando. Le sue certezze derivano dal suo credo e dal suo schema di gioco, con questa nazionale schierata con il 4-3-3, che è il modo con cui ha ottenuto successo agli europei. Credo che stia esplorando delle soluzioni tattiche alternative, così come sta cercando di mettere i calciatori della nazionale a sua disposizione nelle posizioni che ritengono migliori. Questo esperimento forse arriva un po’ in ritardo, ma secondo me dimostra anche una grande intelligenza e un’apertura mentale nel voler avere un piano B, che potrebbe diventare anche un piano A“
Su Daniele De Rossi
“Penso che Daniele De Rossi sia stata la persona giusta al momento giusto, soprattutto dal punto di vista ambientale. Credo che Daniele abbia beneficiato enormemente dal fatto di avere a disposizione una squadra con cui la maggior parte dei giocatori ha già avuto esperienze passate, avendo giocato insieme o essendo stati allenati da lui durante gli europei e gli italiani. Questo, secondo me, gli ha dato un grande vantaggio. Inoltre, dal punto di vista ambientale, penso che potrebbe essere stato l’unico allenatore, o comunque uno dei pochissimi, a superare immediatamente nei cuori dei tifosi della Giallo Rossi l’idolatria per Giuseppe Murigno. Quindi, anche questo, credo, è stato un enorme vantaggio. Inoltre, è innegabile che abbia implementato delle idee di gioco funzionali alle esigenze della Roma e abbia collocato i giocatori nelle posizioni ideali. Ha adattato l’approccio di gioco per giocatori come Lorenzo Pellegrini e probabilmente Paredes, che avevano faticato in passato con altri schemi tattici. Ha riportato giocatori come Spinazzola al loro ruolo naturale, mettendoli in condizioni di esprimersi al meglio. Attualmente, la Roma si trova in una posizione importante, poiché giocherà cinque partite dirette nelle prossime sette partite. Sono naturalmente felice per lui, perché lo conosco personalmente, e per la Roma, ma è chiaro che ora inizia la fase cruciale del campionato, che definirà la posizione della squadra alla fine della stagione“
Su Sarri e Mourinho
“Onestamente non sono sicuro riguardo al fatto che abbiano fatto il loro tempo, sono due allenatori che stimo e conosco bene. Non credo che il loro tempo sia scaduto perché, ad esempio, Sarri… Io sono stato nove anni all’estero e quando sono tornato ho trovato una Lazio cheè arrivata seconda in campionato appena otto mesi fa. Quindi penso che la Lazio abbia perso alcune certezze in questa stagione, soprattutto in difesa e nell’efficacia offensiva. La capacità di segnare gol come nella stagione precedente è venuta meno, così come la solidità difensiva, che era molto evidente. Rispetto Sarri e credo che un allenatore possa avere una stagione difficile senza che questo significhi che non sia più in grado di fare bene il proprio lavoro. Ovviamente auguro il meglio al mister perché ha rappresentato qualcosa di importante per noi allenatori, anche per quelli più giovani, come ha dimostrato nelle varie occasioni.
Per quanto riguarda Mourinho, lui è così. Ho avuto modo di confrontarmi con lui diverse volte. José è un allenatore che vuole tirare fuori il massimo dai suoi giocatori. Quando ci riesce, è un vero maestro, soprattutto nelle partite decisive, come abbiamo visto spesso in Europa, dove è praticamente imbattibile. È l’allenatore che non vorrei mai trovare sulla panchina avversaria.
Ha portato la Roma in una finale internazionale, anche se con uno sfortunato epilogo, ma probabilmente ha pagato il prezzo per non essere riuscito a trovare la chiave tecnica per affrontare competizioni più lunghe, come il campionato, dove non si tratta solo di vincere in 90 o 180 minuti, ma di sostenere una stagione intera. Penso che Mourinho sia straordinario quando allena una delle prime due squadre del campionato, dove ha a disposizione giocatori di altissimo livello. Quando si trova a dover allenare una squadra di media classifica, potrebbe non riuscire a esercitare la stessa pressione sui giocatori per ottenere risultati eccezionali, come fa di solito. Le vittorie, infatti, spesso nascondono molti problemi e criticità, soprattutto quando i risultati tardano ad arrivare. Non è la prima volta che Mourinho affronta situazioni difficili, come dimostrano le sue esperienze all’Inter, e penso che certe difficoltà potrebbero essere derivate anche da stress e tensioni presenti all’interno della squadra“
Sul momento di Federico Chiesa
“Ho un’ammirazione incredibile per questo giocatore. A mio parere, essendo stato lontano dall’Italia, ho acquisito una visione più internazionale. Penso che Chiesa sia il giocatore più internazionale della nazionale italiana, nel senso che è visto come il rappresentante della forza della nostra squadra all’estero. La sua capacità di dribblare, di creare pericoli e le gesta che ha compiuto agli europei lo rendono un punto di riferimento per i tifosi di tutto il mondo.
Ho una grandissima stima di Federico Chiesa, anche se ho avuto un lapsus riguardo al nome. Per me, Federico Chiesa è un’ala. Non c’è scampo a questo. Tuttavia, nella Juventus, è stato spesso impiegato in ruoli che non esaltano appieno le sue caratteristiche. L’accentuarsi, giocare di spalle alla porta e occupare zone di campo non consoni al suo stile naturale non gli permettono di esprimersi al meglio.
Ha bisogno della linea di fondo, dell’uno contro uno e di poter centrare. Può giocare anche sulla destra. Tuttavia, quando Spalletti ha provato a cambiare sistema e ha chiesto a Chiesa di sacrificarsi, si è già intravisto il problema. Il CT stesso sa che Chiesa è un esterno sinistro e ha bisogno di giocare in quella posizione.
Naturalmente, gli interessi della squadra vengono prima di tutto e credo che tutti i giocatori debbano adattarsi per il bene della squadra. Tuttavia, per me Federico Chiesa è un ala sinistra, un giocatore di fascia, e credo che sia in quella posizione che può mostrare il suo vero valore. La stagione è stata sfortunata per quanto riguarda gli infortuni e la continuità, ma il tema tattico, almeno secondo la mia analisi, è quello predominante“