Ha fatto molto discutere una notizia di questi giorni.
Nell’hinterland milanese, a Pioltello, i membri del Consiglio d’istituto del comprensivo statale Iqbal Masih hanno deciso di dare un giorno di pausa a tutti gli studenti per la fine del Ramadan. La scelta è giustificata per la presenza non indifferente (circa il 40%) di studenti di fede musulmana, che senza la decisione adottata avrebbero avuto un giorno in meno e una assenza in più.
D’altra parte, i restanti alunni non di fede musulmana perderanno un giorno di scuola. Proprio per questo la critica popolare si è sollevata: per i più resta l’impressione che il vero intento sia quello di spingere il tema tipico dell’attuale opposizione, ovvero l’integrazione.
Il presidente Mattarella ha appoggiato l’istituto, rispondendo alla lettera inviata dalla scuola: “Apprezzo il vostro lavoro”.
Giusta la decisione dell’istituto?
Il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo lo ha chiesto a Davide Piccardo direttore de La Luce e coordinatore del Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano.
“Io credo – commenta Borgonovo – che questi episodi qui danneggino e mi spiego, non perché io sia contrario affatto al fatto che i ragazzi festeggino il ramadan e stiano a casa, per me si poteva risolvere serenamente dando delle giustificazioni, facendo come è stato fatto in questi anni, che non significa fingere che stiano a casa per un altro motivo“.
Piccardo la pensa diversamente sul tema: “Se ci sono cinque giorni che vanno distribuiti in maniera discrezionale sul calendario durante l’anno, allora questa comunità, la comunità di riferimento di quella scuola, ha un’esigenza concreta. Allora, bisognerebbe trovare altre cinque occasioni che siano più meritorie di avere, diciamo, di vedersi riconosciuto questo giorno di festa. Evidentemente in quella situazione non ci sono, quindi io credo che non si possa sindacare“.
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