La Corte Suprema ha dato il via libera a Trump. Egli potrà correre per la Casa Bianca.
“Una vittoria per l’America“, così ha commentato il codino biondo che fa impazzire il mondo. Come in più occasioni abbiamo sottolineato, peggio di Trump c’è solo Biden, o alternativamente la Clinton, perché Biden e la Clinton rappresentano il volto peggiore e più mefistofelico dell’impero finanziario statunitense, quello che, come ormai sappiamo, bombarda in nome dei diritti umani e della democrazia missilistica da asporto. Ciò detto, come mai mi stancherò di ripetere ad nauseam, sperare in Donald Trump come nel redentore rappresenta un grave errore di prospettiva.
Infatti Trump, certo preferibile sotto ogni riguardo a Biden, rappresenta pur sempre l’impero americano e l’ordine liberale atlantista. Quell’ordine che, non dimentichiamolo mai, rende ad oggi l’Europa una colonia priva di autonomia e financo di dignità, costellata com’è da basi militari statunitensi che ne negano aprioricamente ogni possibile autonomia e ogni possibile sovranità. Trump non è alternativo al sistema dominante, come taluni superficialmente seguitano a credere.
Il fatto che egli, lo ripeto, sia preferibile a Biden, non autorizza a sostenere in alcun caso che Trump sia l’alternativa reale in grado di cambiare le sorti del mondo. Le sorti del mondo, se mai cambieranno, lo faranno a partire dalla capacità oppositiva degli stati disallineati, quelli che la civiltà dell’hamburger non esita a qualificare come Stati canaglia. Dai Brics alla Russia, dalla Cina all’Iran.
Quegli Stati cioè che stanno già resistendo all’imperialismo di Washington e forse saranno in grado di creare, in prospettiva, un mondo autenticamente multipolare, sottratto a quel dominio di Washington che oggi va sotto il pudico nome di globalizzazione.
Che Trump non sia in alcun caso da intendersi come la soluzione alternativa si evince oltretutto dal contegno da lui assunto nel 2017 nei riguardi della finanza capitalistica. Anziché far prevalere la potenza della politica e dello Stato, come avrebbe dovuto fare se fosse stato realmente alternativo al sistema dominante, Trump non ha saputo fare di meglio che deregolamentare la finanza.
Egli dunque ha fatto un grande, anzi il più grande, dono possibile alle banche e ha potenziato peraltro le cause del disastro del 2007 se è vero, come è vero, che il disastro del 2007 fu cagionato proprio dalla deregulation avviatasi dagli anni 80 con Reagan negli Stati Uniti.
Insomma, speriamo vivamente che Trump vinca su Biden, senza farci tuttavia alcuna illusione circa il fatto che Trump possa realmente cambiare le sorti del mondo.
Quel che Trump può realmente fare sul piano internazionale è contenere almeno un poco la sete di dominio imperialistico della civiltà del dollaro, quella sete di dominio che Biden ha secondato in tutti i modi, producendo catastrofi su catastrofi. Senza naturalmente cambiare l’ordine reale delle cose, questo Trump non potrà farlo e sarebbe pura illusione pensarlo. Questo e non altro possiamo auspicabilmente attenderci dall’operato di Trump, vale a dire Stati Uniti più contenuti, meno aggressivi, più disposti a interessarsi dei fatti di casa loro.
Trump non è il redentore. Tutt’al più è un male minore rispetto al vegliardo arcobalenico Joe Biden. Questo e non altro rappresenta oggi Trump.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro