La signora von der Leyen ha fatto nei giorni scorsi un annuncio in pompa magna.
“È necessario che l’Europa – così ha detto – intensifichi la produzione di armi“.
A quanto pare non solo per continuare a inviarle al guitto Zelensky, attore Nato con la N maiuscola, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood. Le armi potrebbero servire anche all’Europa stessa per difendersi, non è chiaro da chi.
A un esame attento della concretezza storica nella quale ci troviamo proiettati, bisognerebbe placidamente riconoscere che l’Europa dovrebbe difendersi anzitutto da se stessa, segnatamente dalla propria furia autodistruttiva, quale si estrinseca ad esempio nelle inutili e anzi dannosissime sanzioni alla Russia. O anche nel supporto indecente alle politiche imperialistiche di Washington e di Israele.
Ma l’Europa dovrebbe difendersi naturalmente anche da Washington, che ne occupa il territorio con basi militari che rendono l’Europa tutta una colonia al servigio dell’imperialismo statunitense e delle sue costanti malefatte in giro per il mondo.
Si seguita a ripetere senza tregua che il nostro nemico sono la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping.
Si finge di non vedere che il nostro nemico lo abbiamo in casa e occupa impunemente il nostro territorio costringendoci a compiere le azioni più surreali e controproducenti.
In ogni caso, la vestale del neoliberismo targato Bruxelles, Ursula von der Leyen, ha asserito che bisognerebbe fare con le armi quanto fatto negli anni scorsi con i sieri benedettissimi, intensificarne oltremodo la produzione. Un grande regalo all’industria bellica, che viene dopo il grande regalo all’industria farmaceutica. Ancora una volta l’Unione Europea si configura come il trionfo assoluto del turbocapitalismo finanziario. Il tutto, naturalmente, viene offerto in maniera generosa grazie al foraggiamento da parte dei cittadini europei, ai quali un poco alla volta gli euroinomani e gli austerici di Bruxelles stanno portando via tutto con zelo incessante.
Se non altro adesso diventa ogni giorno più chiara la tesi di un libercolo di qualche anno fa redatto da Enrico Letta e programmaticamente intitolato “Morire per Maastricht”. D’altro canto, Macron lo ha detto chiaramente nei giorni scorsi.
Il presidente gallico ha asserito che bisognerebbe mandare i soldati europei al fronte ucraino.
A morire, aggiungo io, per il guitto Zelensky e per l’imperialismo senza anima di Washington.
«Dolce e soave è morire per la patria!», scrivevano i latini.
Lo stesso però, a ben vedere, non può valere per il morire per le banche e per il capitale finanziario, per l’imperialismo di Washington o per le nefaste imprese di un goffo guitto senza qualità della tribù dei nasi bianchi, che è semplice marionetta agitata dall’imperialismo a stelle e strisce. Ancora una volta l’Unione Europea sembra correre celermente nell’abisso, guidata da politici senza dignità e senza scrupolo, che semplicemente rispondono ai desiderata dei gruppi dominanti cosmopolitici e agli imperativi di Washington.
Una volta di più, l’immagine che meglio descrive la situazione surreale nella quale si trova l’Europa è il quadro di Bruegel il Vecchio, La Parabola dei Ciechi: una colonna di ciechi che segue un altro cieco per precipitare tutta insieme nell’abisso.
RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro