Ebbene sì, l’ha rifatto, ci è ricascato, con la stessa insolenza e con lo stesso spocchioso piglio di chi pensa sempre e comunque di poter giudicare il mondo intero da un piano più alto, dal piano di chi è nato per comandare e per giudicare tutto e tutti. Ma cos’è accaduto in concreto? L’arcobalenico e vegliardo presidente della civiltà dell’hamburger, Joe Biden, ha nuovamente apostrofato nei giorni scorsi Vladimir Putin con l’epiteto di macellaio.
Non è una novitas, se ben ricordate già quando la guerra d’Ucraina. La squallida e, sotto ogni profilo criticabile, guerra ebbe inizio nel febbraio del 2022, ebbene già allora Joe Biden ebbe a definire Putin con l’epiteto di macellaio. E ora l’ha rifatto.
Due considerazioni soltanto si impongono e le svolgo ora telegraficamente. Primo punto. Come si può pensare di addivenire a una pace se si continua a qualificare come mostro e di più come macellaio quello che, in un modo o nell’altro, dovrebbe essere l’interlocutore con cui trattare e stipulare accordi? Detto altrimenti, come posso giungere alla pace con chi qualifico e quindi demonizzo come macellaio, come nuovo Hitler, come nemico dell’umanità? Sorge davvero il più che legittimo sospetto che Washington non abbia in realtà il ben che minimo interesse a raggiungere la pace e anzi voglia a tutti i costi a divenire alla guerra aperta con la Russia.
Ciò peraltro sembra suffragato dallo scenario post-1989, uno scenario che come sappiamo bene è caratterizzato da un allargamento costante della NATO negli spazi post-sovietici. Insomma, dicono che vogliono la pace e poi continuano a fare di tutto per produrre l’esito opposto. L’abbiamo detto, e lo sottolineiamo ancora una volta, ad nauseam.
È come se dagli anni 90 ad oggi gli Stati Uniti d’America, impiegando come loro braccio armato la NATO, avessero un poco alla volta accerchiato la Russia con un obiettivo soltanto: quello di farla capitolare e di rendere Mosca una succursale di Washington. Anzi, l’inimicizia con Vladimir Putin origina proprio dal fatto che Putin, a differenza dei suoi due predecessori Gorbaciov e Yeltsin, non si è piegato, ma anzi opposto resistenza, rivendicando le ragioni di una Russia sovrana e indipendente, non disponibile a piegarsi al gioco a stelle e strisce.
Il secondo punto che voglio analizzare è un altro e lo ritengo non meno importante rispetto al primo: da che pulpito e a che titolo il vegliardo arcobalenico Joe Biden dà del macellaio a Vladimir Putin? Se si analizzano seriamente i reali rapporti di forza, ma poi anche le nefandezze compiute negli ultimi trent’anni sullo scacchiere internazionale, allora non v’è dubbio: il titolo di macellaio spetta a Washington assai più che a Mosca.
Dal 1989 a oggi, infatti, Washington ha messo in atto senza tregua bombardamenti umanitari ed embarghi terapeutici, guerre preventive in nome della lotta contro inesistenti armi di distruzione di massa, ma poi anche aggressioni imperialistiche spacciate per missioni di pace. Insomma, per dirla con una formula, Biden ha nuovamente perso un’ottima occasione per tacere e per non rimediare una pessima figura, l’ennesima, peraltro, mi verrebbe da sottolineare. Insomma, ci troviamo davvero in uno scenario incandescente.
Sembra che Washington stia facendo di tutto per giungere allo scontro aperto con la Russia di Putin, colpevole di non genuflettersi al nuovo ordine mondiale washingtoniano.
Radioattività – Lampi del pensiero quotidiano con Diego Fusaro