“Qualunque cosa accada è sempre colpa del cambiamento climatico” esordisce Giovanni Frajese ai microfoni di Un Giorno Speciale. In effetti sembra che la Società moderna abbia trovato un capro espiatorio da incolpare ogni qual volta che ce ne sia il bisogno. Le temperature non sono le stesse di dieci anni fa e il clima è in continua evoluzione. Ma siamo davvero sull’orlo di un surriscaldamento climatico irreversibile, o è quello che vogliono farci credere? Intanto gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono ben lontani dalla loro effettiva attuazione. Uno dei principali, era quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 40% rispetto ai livelli del 1990. “La scienza non è più un metodo d’indagine. Vorrei far ricordare umilmente il perché Assange sta in prigione e tutto quello che ha svelato con le sue email riguardo il riscaldamento globale”.
L’indagine di Milena Gabanelli e Andrea Priante
Ma cosa c’è dietro al climate change? La Giornalista Milena Gabanelli risponde a questa fatidica domanda, sul Corriere della Sera. “Nella sua Rubrica” ci ricorda Fabio Duranti “ci dice che le politiche green dell’Europa nascondono grandi conflitti di interesse delle loro società di consulenza. Ci dice che le imprese devono farsi certificare l’impatto ambientale ma i certificatori sono anche nella stessa task force che ne definisce i criteri.
Quindi ora capite perché il green deve andare avanti? Perché ci sono delle imprese che hanno già definito tutti i criteri e devono farci i soldi. Per fare i soldi c’è la paura: è un po’ come la storia del Covid. Non se ne esce e il pensiero critico viene per questo motivo tacitato”.
In Europa la Commissione indica strategie ed obiettivi delle politiche green, ma per farlo occorre studiare le specifiche di ogni settore produttivo. “Le politiche green dell’Europa e i grandi conflitti di interesse delle società di consulenza” è il nome dell’inchiesta di Milena Gabanelli e Andrea Priante. Per adottare un modello di consumo più sostenibile, perseguendo le linee green, la Commissione si rivolge ai Consulenti di mercato esterni. Quello che emerge dall’inchiesta è che i consulenti lavorano sia per le Istituzioni Pubbliche che scrivono le regole, sia per le aziende private che devono rispettarle.
La Corte dei Conti Europea ha preso visione dei contratti tra la Commissione e queste società di consulenza, rilevando che non esistono degli effettivi controlli per evitare i conflitti di interesse. “Questo significa che molte Società tengono il piede in due staffe” afferma Priante. “Per esempio la Ramboll Management è stata pagata per realizzare uno studio su come rendere gli edifici resistenti ai cambiamenti climatici. Contemporaneamente però si offre alle Società private che devono costruire edifici sostenibili e in grado di reggere agli eventi climatici estremi. Inoltre, la Task Force di esperti era composta dai Rappresentanti delle più grandi società di consulenza al mondo: ERNST & YOUNG, Deloitte, KPMG e PWC“.
Queste stesse Società vengono assoldate da altri clienti privati. Il risultato è che a vedersi rinnovati i bandi sono sempre le stesse società e si crea uno svuotamento di competenze dentro alle Istituzioni Pubbliche. Lo stipendio di un Manager di una società di consulenza è 4 volte maggiore di chi opera nell’amministrazione pubblica. Questo non fa altro che impoverire le risorse pubbliche e va a creare un circolo vizioso che agevola sempre le stesse società.