La risposta dell’Iran ad Israele non è tardata ad arrivare. Nella notte di sabato l’Iran ha lanciato 70 droni, 30 missili da crociera e 120 missili balistici. Le Forze di difesa israeliane erano preparate ad un attacco e hanno intercettato circa il 99 % degli ordigni. Sembrerebbe si sia trattato di un attacco meramente dimostrativo da parte dell’Iran, dopo l’attentato israeliano all’Ambasciata di Damasco in Siria. Se la comunità internazionale chiede di evitare un’escalation, Netanyahu ha intenzione di rispondere con un altro attacco che ha definito imminente. Meloni intanto ha riunito il G7 e l’UE teme che il conflitto possa degenerare. L’Iran ha affermato di non volere un conflitto con gli Stati Uniti e di voler evitare un’escalation. Mentre Netanyahu ha altresì chiesto alla NATO di sanzionare l’Iran e lo ha paragonato al Terzo Reich. “Se Israele risponde, siamo pronti a usare arma mai utilizzata” ha tuonato l’Iran.
Stiamo andando in contro alle conseguenze di un conflitto irreparabile?
“L’attacco iraniano ha violato una serie di spazi aerei di Paesi confinanti ed è stata la risposta all’omicidio di alcuni personaggi dell’Iran che erano in una sede consolare di Damasco: la violazione macroscopica di diritto internazionale originaria è questa ed è singolare che venga dimenticata. La risposta dell’Iran è inserita all’interno di un quadro mediorientale in cui il radicalismo ha preso la mano. Mentre Israele ha mostrato una predilezione a versare il sangue. La domanda che tutti si fanno è: gli israeliani si accontenteranno di aver colto una vittoria militare in difesa e molleranno l’idea di una rappresaglia oppure no?” afferma il Professor Vittorio Parsi ad Omnibus su La7.
Cosa ha ottenuto l’Iran
Se Parsi ha parlato di una vittoria militare in difesa di Israele, il giornalista Giacomo Gabellini è di tutt’altro parere. “Parsi ha invitato a non considerare l’inizio della storia con l’attacco iraniano, ma ha sottolineato come sia stato una rappresaglia rispetto all’evento che si è verificato prima. Peccato che rispetto al conflitto russo-ucraino questo pensiero non c’è. Sono contrario che sia stata una vittoria difensiva di Israele: non lo è affatto. Perché l’attacco dell’Iran è stato largamente preannunciato, i missili impiegati non sono stati tra i più moderni di cui disponeva e ci hanno messo 7 ore per arrivare. L’Iran ha speso 300 milioni di dollari, mentre le difese che Israele ha messo in campo insieme ai suoi alleati, sono costate 1,3 miliardi di dollari.
L’Iran ha avuto il modo di testare la rete di sicurezza che Israele ha messo in campo e ha potuto vedere anche la reazione del vicinato. Il Kuwait e il Qatar hanno annunciato che avrebbero negato lo spazio aereo agli Stati Uniti se avessero aiutato Israele. Inoltre, ha indotto l’amministrazione Biden ha prendere una posizione che segna una dissociazione rispetto ad Israele: hanno infatti affermato che se vorranno rilanciare un nuovo attacco, gli israeliani staranno da soli. Gallant il 13 dicembre parlava di Hamas sull’orlo del collasso, mentre oggi siamo a metà Aprile e questo collasso ancora non si vede”.
La reputazione di Israele nel contesto geopolitico internazionale sta difatti scemando. La maggior parte dei Paesi circostanti hanno scelto di prendere le distanze dal Governo di Netanyahu. Tra questi gli Emirati Arabi Uniti che hanno scelto di congelare i rapporti con Israele, mentre altri Paesi hanno richiamato i propri Ambasciatori. “Netanyahu cerca l’escalation, e penso che in questa logica ha preso di mira l’Ufficio Consolare di Damasco“.