Inaspettata, desiderata, agognata. L’arrivo della seconda stella in un derby era pronosticabile come un’eclissi solare prima del via di un campionato che l’Inter ha dominato in lungo e in largo.
L’ipotesi di una Juve antagonista è tramontata poco dopo un solstizio che ha detto “campioni d’inverno”, un equinozio d’autunno che ha visto rifilare 5 gol ai cugini e una primavera che fa riveder le stelle: due sul petto, una cinquantina considerando l’organico tra staff e calciatori.
E poi entrare nel club esclusivo degli ultra ventenni – come titoli vinti – nel derby della Madonnina è la ciliegina di una torta cucinata da Beppe Marotta e Simone Inzaghi a fuoco lento: il primo con un lavoro lungo sei anni che ha portato a frutto due titoli nazionali, e due finali europee, tralasciando la coppa Italia. Il più importante proprio nell’anno che, come umori, non era iniziato al meglio di un mercato che si pensava imperfetto.
Poi ci ha pensato Simone Inzaghi a mettere insieme gli ingredienti e a dargli quel sapore che sa di un tricolore che consegna l’Inter alla storia e lui alla memoria, proprio nella serata più importante.