Nel lontanissimo 2008 – ben 16 anni fa – Antonio Di Pietro fece un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo per sapere di più sul fenomeno delle scie chimiche.
Si tratta di un argomento oggi ben più celebre come un artefatto complottista, ma da qualche giorno pare non essere più così. Non sui principali quotidiani generalisti italiani, in cui si parla degli alluvioni di Dubai, rimandandone le cause al cosiddetto “cloud seeding”, ovvero l’inseminazione delle nuvole che può generare maggiori precipitazioni.
Ne parla Repubblica, ma anche il Corriere della Sera, prendendo a riferimento l’ammissione del centro di Meteorologia di Dubai che ha ammesso di aver eseguito la pratica a cavalo tra il 14 e il 15 aprile.
Ma di scie chimiche e cloud seeding si parla da tempo, perfino da prima di quel 2008 in cui Antonio Di Pietro interrogò il Ministro, venendo sottoposto a pubblica gogna.
“Ci siamo persi anche Di Pietro”, si legge online in alcuni siti di debunking: “Da questi saputoni non voglio le scuse, semmai un atto di resipiscenza“, commenta l’ex Magistrato a “lavori in Corso”.
“Gli effetti collaterali delle innovazioni vanno visti. Non sono un complottista che sostiene che queste cose vengono fatte per fare del male a qualcuno, ma insomma, siamo arrivati a coltivare la carne. Credo che qualcosa di umano dovremmo mantenerlo”.
Ma come risposero alla sua interrogazione?
“Fu una risposta burocratica, dissero che non ci sono evidenze che le scie che si formano dagli aerei possano essere diverse da normali scie di condensazione”.
L’intervista da Stefano Molinari.
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