La recente dichiarazione del Vaticano secondo cui la maternità surrogata è un reato, ha suscitato molti spunti di riflessione. Le parole del Papa hanno fatto nascere un dibattito. Per esempio su La Stampa è stata riportata l’intervista all’avvocato Maria Colomasi: “La libertà della donna viene calpestata quando si calpesta la sua libertà e il suo diritto di scegliere. Mio fratello è gay, lui e il suo compagno non possono avere figli se non attraverso un’altra donna”.
Francesco Borgonovo ha commentato le parole della legale: “Chi l’ha detto che avere figli dev’essere considerato un diritto?”.
Il giornalista Alessandro Rico condivide lo stesso pensiero. Borgonovo puntualizza che possono essere moltissimi i fattori che scoraggiano la nascita di un figlio. “Chi ha un problema di sterilità, chi non ha trovato il giusto compagno o chi è troppo anziano e non può avere figli: hanno tutti il diritto di pagare per avere un figlio?”. Un’affermazione che fa riflettere in merito al rapporto tra i limiti della natura umana e i desideri dell’uomo. Ci chiediamo se quei desideri siano legittimi, oppure se l’incapacità di procreare debba semplicemente seguire il corso della natura e quindi rimanere immutata. Qui è dove casca l’asino, anche per i dettami della Chiesa Cattolica: ovvero, sino a che punto vale la pena assecondare un desiderio?
“Se si decide che il desiderio è il metro del diritto, si arriva a questo: non basta mai. Questa logica della comprensione e dell’accoglienza poi porta a questo. Perché se bisogna assecondare tutto, poi a passare è la logica del desiderare che diventa uguale a quella dell’avere” afferma Rico.
“Ecco quindi che la Chiesa è intransigente sui principi perché crede, ma è tollerante nella pratica perché ama. I nemici della Chiesa sono tolleranti sui principi perché non credono, ma intransigenti sulla pratica perché non amano. La Chiesa assolve i peccatori, i nemici della Chiesa assolvono i peccati”.