Lo scorso 6 Novembre, il presidente del consiglio Giorgia Meloni ha siglato un accordo storico per la gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo. Il governo italiano, infatti, ha stipulato un patto con l’Albania di Edi Rama per la gestione di una quota dei migranti salvati da navi italiane nelle acque del Mar Mediterraneo. Nello specifico, l’accordo prevede la realizzazione in Albania di due strutture per le “procedure di frontiera o di rimpatrio” dei migranti che ospiteranno non più di tremila persone in contemporanea, per un totale di 36mila persone l’anno. Nelle strutture lavorerà personale specializzato italiano, secondo le norme nostrane ed europee.
Secondo Sigfrido Ranucci, però, non sarebbe tutto oro quel che luccica. Dietro questo accordo si celerebbero, infatti, delle incognite non da poco, che potrebbero portare a conseguenze preoccupanti. In particolare, Ranucci mette in discussione l’affidabilità dell’Albania come paese con cui dialogare diplomaticamente: nel 2002 infatti venne stipulato tra le due nazioni un altro accordo che prevedeva la costruzione di un carcere in Albania, atto a ospitare i detenuti italiani. Com’è andata a finire? L’Italia ha speso 7 milioni di euro, l’Albania, in quel carcere, ci ha piazzato i propri detenuti.
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