Il monologo di Scurati sull’anniversario del 25 Aprile ha scosso i vertici della Rai. I piani alti di Viale Mazzini negano le accuse di censura al discorso antifascista e parlano di un “difetto di comunicazione”. Il monologo di Scurati doveva andare in onda su Rai 3 durante il corso della trasmissione “Che Sarà” condotto da Serena Bortone. La Sinistra grida al regime, mentre la Meloni si è difesa affermando che le ragioni sulla mancata diretta sono di tipo economico. “Ma quale censura, 1.800 euro per un minuto di monologo. Propaganda coi soldi dei cittadini” ha esordito la Premier. La Conduttrice di Che Sarà ha poi comunque letto il monologo di Scurati in diretta Tv. Intanto, a distanza di anni, c’è chi sul web tira fuori delle vecchie dichiarazioni dello scrittore antifascista, quando fu ospite nella trasmissione “In Onda” condotta da Marianna Aprile.
Il Tweet virale
Correva l’anno 2021, e il mondo attraversava uno dei periodi più ambigui e bui della storia contemporanea. Nelle Piazze delle più note città italiane, insorgevano le prime manifestazioni Anti Green pass. Il Paladino dell’Antifascismo Scurati, intervistato in diretta Tv, si lasciava sfuggire delle dichiarazioni a dir poco “interventiste”. Il Tweet è diventato virale in questi giorni su X, in risposta alla polemica sul caso Scurati.
“Non dobbiamo creare l’equivoco per cui, questa Piazza oggi rappresenta il Popolo, con il quale la Sinistra avrebbe perso il contatto, mentre dall’altra parte ci sarebbe il Palazzo rinchiuso in sé stesso. Questa Piazza rappresenta sì e no, il 10 % della popolazione italiana. Di fronte alla larghissima maggioranza che vede queste manifestazioni più o meno violente, con grande fastidio. E vede il rischio che questa minoranza violenza, possa egemonizzare la scena pubblica.
Non è che loro sono il popolo, e noi che siamo il 90 % e ci siamo vaccinati con convinzione, non siamo il popolo: il popolo siamo noi, e loro sono delle frange minoritarie. Li rispettiamo perché siamo in democrazia, mentre i regimi non li avrebbero rispettati, li avrebbero spianati con le Forze dell’Ordine. Non ne accetto i ricatti, in base a questa fantasia delirante che loro siano il popolo”.
Insomma, Scurati chiedeva di ignorare le istanze violente del 10 % della popolazione, con la paura che potessero salire al potere. Poi afferma che un Regime non li avrebbe rispettati, e sempre lui afferma di non accettare i deliri di una frange minoritaria, che si illude di essere anch’essa il popolo. Sotto al video di Twitter il popolo (e quindi anche quel piccolo 10 %) non è rimasto indifferente alla provocazione.
“Scurati se ne rende conto?”
“Questo dimostra che se fosse vissuto nel periodo fascista si sarebbe schierato con il regime”
“A che periodo storico si riferisce Scurati? Non si rende conto che gli stessi ragionamenti avrebbe potuto farli un intellettuale della maggioranza negli anni ’30?”
“Hai capito il democratico Scurati: noi siamo la maggioranza, loro sono frange minoritarie. Poi quando finisce in minoranza e gli salta la fatturina, frigna al regime fascista. Simila cum similibus”.
“Dopo questo mi convinco sempre di più che la parola “fascismo” è inflazionata” Il fascismo non è una linea politica,ma è purtroppo un metodo, che viene usato in via esclusiva e preponderante da quei più che sia dichiaravano “antifascisti”.
Questi sono alcuni dei commenti che appaiono su X sotto il video ripubblicato.
Il Monologo incriminato
Lo scrittore inizia raccontando l’omicidio di Giacomo Matteotti per opera dei fascisti. “Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro”. Quello che emerge è un testo crudo, ricco di particolari e dettagli che la Bortone ha letto con enfasi, evidenziando le brutalità commesse dal regime fascista. Se non dimenticare fa bene, la seconda parte del testo di Scurati fa riflettere: “Finché quella parola – antifascismo– non sarà pronunciata da chi governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”.
Da ricordare a tal proposito la lettera della Meloni pubblicata nel 2023 sul Corriere della Sera in occasione della Giornata della Liberazione. “Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato (violato) e che troviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana“. La Premier prese esplicitamente le distanze dal fascismo e dagli orrori del regime.