Un progresso che progresso non sembra.
Sì, perché la decisione dell’UE in merito ai farmaci autorizzati dall’EMA in territorio europeo suscita più di qualche perplessità.
Tra le novità, come i vari emendamenti sui medicinali generici e i loro prezzi, spunta un nuovo procedimento per i tempi di approvazione.
Il Parlamento europeo ha deciso, nella plenaria del 10 aprile, di accorciare a 100 giorni il tempo di approvazione e commercializzazione dei farmaci. La motivazione di chi ha approvato? Incrementare la competitività e semplificare il processo. Vale la pena rischiare inevitabilmente di dedicare minore tempo per gli accertamenti in materia di sicurezza per rispondere ai tempi del mercato (quello statunitense)?
Possiamo ancora parlare di scienza e non di esigenze del commercio?
Giovanni Frajese e Alberto Contri hanno commentato in diretta.
“Progresso? A me sembra un regresso della scienza“, taglia corto Contri.
Il nuovo progetto, spiega Frajese, “prevede che quando arriverà la nuova patologia il vaccino sarà pronto in 100 giorni.
Hanno deciso di tagliarlo il più possibile: da quando emergerà a quando saremo pronti ad avere i vaccini, passeranno 100 giorni. Anche perché le case farmaceutiche hanno spiegato molto bene che siccome l’abbiamo dato a miliardi di persone e oramai sappiamo che è efficace e sicuro, nonostante sia una menzogna, praticamente le nuove sperimentazioni non serviranno neanche, perché sono sempre nanoliquidi in cui cambiamo solamente le lettere dell’RNA all’interno. Secondo loro quindi non serve fondamentalmente sperimentare.
Benvenuti nel nuovo mondo“.
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