Un’inchiesta sul quotidiano “La Verità” riporta l’attenzione per l’ennesima volta sui punti ancora oscuri della gestione della pandemia e sulla somministrazione delle dosi di vaccino. Il tema riguarda il “giallo sui dati dei morti post vaccino”. L’autrice dell’inchiesta è Maddalena Loy che ha raccolto dati e messo insieme numeri riguardo al tema che potrebbero smentire alcune narrazioni passate sui media mainstream negli scorsi anni. “Una zona d’ombra gigantesca” la definisce Fabio Duranti che spiega: “Noi finché non riusciamo a capire la verità, cioè quella che risulta trasparente, che fa scopa con i fatti, non possiamo fermarci. Perché riguarda la salute e la tenuta della democrazia italiana. Non possono arrivare questi signori mai visti né conosciuti e obbligare le persone a iniettarsi un liquido, un farmaco che loro hanno chiamato vaccino, ma che noi non sappiamo neanche se lo è.
Dovremmo credere a una multinazionale che ha guadagnato decine di miliardi su questo e ficcarci nelle vene un liquido senza sapere cosa c’è dentro, senza poter avere documentazioni sulle sperimentazioni perché sperimentazioni non ce ne sono state. Fare le cavie ad una multinazionale quotata in borsa. Ci avete detto che chi non lo faceva si ammalava e moriva. Ce l’ha detto il Presidente del Consiglio, il Presidente della Repubblica. Ce l’ha detto Letta all’epoca, che era il capo del PD. La libertà, il vaccino è la libertà. Quindi sulla base di menzogne e di ricatti sul lavoro e sulla stessa sopravvivenza delle persone avete costretto la gente ad iniettarsi un farmaco che sta avendo molti problemi”.
L’autrice dell’inchiesta Maddalena Loy traccia uno scenario che a partire da quanto accaduto in pandemia, non sembra essere poi troppo lontano: “Io penso che molte persone non ne vogliano neanche più sapere per quanto sono state scottate, però ricordo questo: il caso della pandemia è un caso emblematico perché ha toccato la nostra libertà individuale, che non è una libertà collettiva, è individuale. Libertà nel rispetto del prossimo. Il famoso credito sociale cinese non è così lontano, c‘è gente come Bertolaso che dice che può funzionare un sistema a punti. Lo Stato decide cosa mangio, cosa bevo, che farmaci prendo e questo non è più uno Stato democratico, è uno Stato etico”.