La storia della Lazio campione d’Italia per la sua prima volta non è una semplice storia di una vittoria dello scudetto, come forse siamo abituati a vedere oggi. Gli anni ’70 italiani erano anni roventi da tutti i punti di vista. Gli anni di piombo erano nel pieno dello svolgimento, tra manifestazioni, lotte armate e terrorismo. Proprio in quegli anni e in quel contesto storico vinse il suo primo campionato una Lazio fatta di ragazzi un po’ “sopra le righe”, bilanciati però dalla gestione del Maestro Tommaso Maestrelli, più di un semplice allenatore.
Non erano anni fortunati per i biancocelesti: dalla Serie B del 71-72 al mancato scudetto l’anno successivo.
Nel 73 poi però nasce definitivamente la Banda Maestrelli, in cui erano di norma liti e comportamenti non adeguati tra i ragazzi: il tutto venne smorzato a regola d’arte dal tecnico pisano, così da regalare ai propri tifosi l’apoteosi finale.
Cruciale lo scontro con la Juventus (che arriverà seconda) di Altafini, Bettega e Zoff: quella partita di ritorno finita 3-1 per i biancocelesti fu fondamentale per arrivare fino alla fine. Poi la consacrazione della Lazio contro il Foggia: fu il 12 maggio il giorno in cui Maestrelli e compagnia salirono sul tetto d’Italia. Ancora una volta ci aveva pensato Giorgio Chinaglia su rigore al 60esimo minuto: terminerà il campionato con 24 reti su 30 presenze in campionato. In quel momento un giocatore, che di ruolo fa il difensore, è negli spogliatoi con una clavicola rotta. I medici lo hanno lasciato ad aspettare perché “c’è la partita”. Luigi Martini sfrutta allora quell’unico senso, l’udito, che gli permette di capire cosa sta accadendo in campo. Al rigore segnato, gli scende una lacrima sul viso: “Ce l’avevamo fatta”.
In diretta a Radio Radio Lo Sport, Luigi Martini ci ha raccontato questo e molto altro.
Guarda qui l’intervista integrale.