La società moderna in cui viviamo sembra risentire sempre di più della mancanza di empatia e di gentilezza. Ogni essere umano è concentrato sul raggiungimento dei propri obiettivi, mettendo da parte l’altruismo a favore dell’egoismo. I cambiamenti sociali degli ultimi anni non hanno agevolato l’evoluzione dell’umanità in tal senso: a svilupparsi è stato l’ego dell’uomo e non il suo spirito. A fronte delle numerose difficoltà economiche e cambiamenti tecnologici epocali, l’uomo è diventato ancora più materialista. I valori come la famiglia e la capacità di esprimere le proprie emozioni, stanno a poco a poco scemando. I genitori sono sempre più distanti dai figli e manca l’ascolto e la comprensione. A farne le spese sono i bambini, che incominciano ad usare il telefono sin dalla tenera infanzia, perdendo contatto con la realtà.
Paolo Crepet Psichiatra e Sociologo, approfondisce insieme all’ Ex Ministro della Famiglia Antonio Guidi, queste ed altre riflessioni a Un Giorno Speciale con Francesco Vergovich.
La mancanza di empatia
“Le persone che amano la normalità, detestano la vita. Noi abbiamo amato persone che erano fuori dalle regole e cantavano fuori dal coro. Io continuo ad essere una persona libera. Stamattina alla Stazione Termini c’era tanta gente e nessuno che si abbracciava. Allora capisco che l’abbiamo fatta grossa e c’è qualcosa che non è andato per il verso giusto. Dobbiamo ammetterlo con un sorriso. Io voglio impazzire per un abbraccio di un vecchio amico, di una persona che non vedo da anni ma anche di chi ho visto ieri. Credo che la mancanza di empatia sia uno degli spettri di questo cammino di civilizzazione” commenta Crepet.
Bambini sconnessi
“Se tu oggi andassi in una scuola d’infanzia, vedresti una cosa terribile: ovvero che i bambini non giocano più. Questo per molti genitori è normale, perché è meglio stare dentro a uno schermo. Ma il gioco insegna la relazione, a vincere e a perdere. Insegna a guardarsi negli occhi e a toccarsi. Come fanno i bambini a crescere senza aver giocato? Saranno adulti fragili e molto ricattabili. Qui non si tratta di essere pro o contro alla tecnologia artificiale. L’IA ha mostrato molti difetti, ma sta a noi a capite qual é il limite della tecnologia.
Quando vado in treno vedo tanti ragazzi con le cuffie e i cellulari davanti. Se questo treno prendesse fuoco chi è che li avvisa? I ragazzi sono connessi ma sconnessi. Io sono molto preoccupato dell’ovvio, che non c’è. Abbiamo creato un mondo che Orwell non poteva neanche immaginare, e che è molto peggio del 1984“.
Ascolta Un Giorno Speciale con Paolo Crepet e Antonio Guidi