L’economia europea può veramente competere con le altre economie, come quella americana o quella cinese?
Secondo il Financial Times la risposta è negativa.
Dal periodo pre-pandemico il PIL degli Stati Uniti è cresciuto dell’8,7%, mentre l’eurozona in questi anni ha registrato un modesto 3,4%. Inoltre il reddito pro capite, che è sostanzialmente la capacità di potere d’acquisto di ogni persona abitante in questi continenti, è cresciuto a parità di potere d’acquisto in Europa per circa il 30% in meno di quanto è successo negli Stati Uniti e questo divario è accentuato dagli investimenti soprattutto nelle tecnologie digitali avanzate. Negli Stati Uniti questi investimenti sono aumentati dell’8%, in Europa sono ancora a -4%.
Insomma, la bassa fiducia dei consumatori, gli investimenti stagnanti e un mercato del lavoro molto rigido sono tra le cause principali, secondo il Financial Times almeno. Di conseguenza la produttività negli Stati Uniti è in crescita, mentre nell’eurozona è stagnante.
Poi leggiamo le soluzioni proposte, come per esempio quella di investire nell’intelligenza artificiale, che sembrano veramente semplicistiche. L’esempio citato dal capo di Microsoft Europe appare chiaramente come un conflitto di interessi. Insomma la disparità di deficit PIL è significativa. Negli Stati Uniti è previsto un +6,5 per cento nel 2024 contro il 2,9% dell’eurozona e questo scenario preannuncia meno investimenti pubblici in Europa con un consolidamento di bilancio vista.
Insomma dopo 25 anni di danni di euro con una politica economica basata sui tagli salariali e tagli di spesa pubblica, a quanto pare non abbiamo ancora capito la lezione. E pensiamo veramente che ci salverà da una parte l’intelligenza artificiale e dall’altra l’economia green.
Io per mio mestiere come consulente di strategia vedo che ormai gli imprenditori non hanno più fiducia nel mondo della politica, perché gli operai, la produzione, le aziende che fanno il PIL non hanno niente a che fare con questi discorsi. Assolutamente niente.
Malvezzi Quotidiani – L’economia umanistica spiegata bene con Valerio Malvezzi