Il nostro Paese è nell’occhio del ciclone di una crisi, ormai sempre più inarrestabile. La verità lampante è che il modo di vivere degli ultimi anni è molto diverso da quello di 40 anni fa. Intere famiglie fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese e le retribuzioni, non ripagano la quantità del lavoro. Siamo nel vortice di una crisi epocale che sta plasmando un’intera generazione, sotto la lente di ingrandimento di talune élite, che osservano indisturbate. Una guerra invisibile che non abbiamo ancora la piena consapevolezza di stare a combattere.
“Negli anni ’80 esisteva davvero un ascensore sociale. Attraverso la dedizione, l’impegno e il sacrificio era possibile cambiare la propria condizione, che altro non è che lo spirito della democrazia. Ma visto che quel modello portava a una ricchezza condivisa, alla creazione di famiglie estremamente forti basate con valori difficilmente scalzabili: doveva essere distrutto dall’interno. Perché quando qualcuno si trova nel bisogno diventa molto più facile manipolarlo.
La gente ancora non si chiede: con chi abbiamo questi triliardi di debito? Con gli altri Stati oppure con chi? Mettere a fuoco questo, ci aiuterebbe a capire perché la vita che viviamo è semplicemente un’illusione, che ci viene raccontata per fare in modo che il sistema vada avanti cosi com’è” esordisce l’endocrinologo Giovanni Frajese.
“Noi lo chiediamo da anni a chi dobbiamo tutti questi soldi, ma non abbiamo ancora risposte. Chi sono i nostri creditori? Noi lo chiediamo da tempo ma non ci sono in realtà. E’ tutta una virtualizzazione perché il denaro non è più collegato a qualcosa di reale. Premi un pulsante e lo crei, come crei il debito” commenta Fabio Duranti. Il medesimo meccanismo, le banche lo utilizzano per chiedere gli interessi a chi deposita una somma di denaro. Se gli interessi non vengono pagati, lo Stato confisca le nostre proprietà provate: questa si chiama sovranità. “I grandi leader del passato sapevano che avremmo perso la sovranità nelle mani dei burocrati dell’Unione Europea, e che non era quella che avevamo sognato. Ed è proprio per questo motivo che durante la Festa dei Lavoratori, prima di festeggiare dovremmo chiedere scusa agli italiani”.
Ascolta Un Giorno Speciale con Fabio Duranti e Giovanni Frajese