Giovani e opportunità di lavoro: un tema delicato che raccoglie a sé preoccupazioni molto varie.
Sì, perché poi dalla mancata partecipazione sociale giovanile al mondo del lavoro ne scaturiscono conseguenze che possono influire su altri temi, come quello della natalità sempre più in calo. Ne abbiamo parlato nel corso della trasmissione “Giovani Informa-Ti” del Consiglio Nazionale dei Giovani, un programma pensato per fornire ai giovani consapevolezza e per incentivare la partecipazione sui temi di crescita e sviluppo personale. A sollevare il problema è Alessandro Fortuna, Consigliere di Presidenza con delega alle politiche del Lavoro e alla Previdenza Sociale del CNG. In diretta spiega qual è la situazione dell’occupazione giovanile in Italia, con particolare riferimento alla qualità degli stipendi.
“Cosa facciamo come Consiglio Nazionale dei Giovani? Facciamo tanti approfondimenti per dare gamba alle nostre rivendicazioni.
Uno dei più recenti, ad esempio, ci dice che i famosi due milioni di NEET – Not in Education, Employment or Training, “Non attivi in istruzione, in lavoro o in formazione”, ndr – non sono dei bamboccioni che stanno seduti. Solo che dalle rilevazioni che abbiamo ne viene fuori che tanti di questi NEET lavorano in nero, fanno anche autoformazione ed è l’unica opportunità che hanno. Poi c’è la parte di chi invece legittimamente rifiuta condizioni, proposte di lavoro che sono inaccettabili. Vediamo ragazzi che hanno retribuzioni da fame che non riescono a costruirsi una vita: siamo una delle prime generazioni dopo secoli che stanno peggio dei propri genitori“.
A descrivere in maniera ancora più esplicita e diretta ci sono dati molto chiari in merito.
Il dato sul tasso di occupazione per fascia di età in Italia nell’anno 2023 “dimostra la differenza – spiega Fortuna – che c’è tra gli under 35 e il campione totale. E dimostra come tra gli under 35 e il resto della popolazione lavorativa comunque ci sia uno scompenso di 15 punti percentuali“.
Ancora più preoccupante il dato sull’incidenza dei NEET in Europa.
L’Italia è prima della lista, secondo l’analisi, per giovani che non studiano e non lavorano.