Un maggio così piovoso ci ha abituato a nubifragi e grandinate solo negli ultimi anni. Sono numerosi i rovesci che imperversano in tutta Italia ormai da due settimane con intensità; perfino sul salentino si sono verificate grandinate che hanno lasciato sull’asfalto lastre di ghiaccio rare da vedere in questo periodo da quelle parti. Le temperature non sono basse, ma sotto la media mensile.
La domanda che ora si fanno tutti è: quando arriverà la prima vera ondata di caldo? Ma l’interrogativo è anche a ritroso: che ne è stato del maggio stabile e porta dell’estate che tutti ricordiamo?
Lo abbiamo chiesto a ‘Lavori in Corso’ al colonnello Mario Giuliacci, ecco come ci ha risposto.
“Perché il maggio anomalo? Diciamo perché l’anticiclone africano, che è quello che invochiamo quando fa caldo, è in ritardo nella sua tabella di marcia.
Non è che l’anticiclone africano è qualcosa di stabile. No, lui si sposta secondo la stagione, no? In inverno è meno presente perché è più spostato verso sud, in seguito lui si sposta con i famosi monsoni africani.
Questi monsoni che insorgono più vicino al golfo di Guinea, poi pian piano salgono verso nord e siccome a nord dei monsoni c’è l’anticiclone africano, anche l’anticiclone africano viene spinto verso il Mediterraneo. Quest’anno è in ritardo di circa 300 chilometri, i monsoni per fare 300 chilometri impiegano circa un mese, dunque l’anticiclone africano nel massimo della sua potenza, come eravamo soliti vedere, lo vedremo forse alla fine di giugno“.
Da cosa dipende questo ritardo?
“Dipende, guarda caso, dalle acque del golfo di Guinea, le quali sono più calde della norma e quindi spingono l’alta pressione che c’è sul Golfo di Guinea meno forte rispetto alla bassa sahariana. Quindi i monsoni viaggiano verso il nord più lentamente, ma anche l’anticiclone africano che sta a nord della linea dei monsoni avanza più lentamente, quindi il vero anticiclone africano lo vedremo a fine mese, adesso avremo un timido assaggio tra il 5 e il 10 di giugno, ma non sarà il possente anticiclone africano che eravamo soliti vedere“.