“Avevo già truccato. Lui li ha presi e li ha riaumentati”. E secondo la Finanza sui dati Covid “appare plausibile ipotizzare che sono stati oggetto di manipolazione“. Questa la conversazione venuta fuori da un’intercettazione telefonica nell’ambito del più ampio caso Toti, il governatore della Liguria che poche settimane fa è finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione. I due che parlano sono Matteo Cozzani, capo di gabinetto della giunta Liguria, e Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di commercio di Genova. La discussione nasce da un fraintendimento sul presunto gonfiare dei dati suddetti e finisce in un “ma l’avevo già fatto io”. Lo scopo presunto? Quello di ottenere più fondi, si sospetta. Intanto, nell’epoca in cui il dato costituisce una delle argomentazioni cardine in ogni tema cade, secondo Diego Fusaro, il mito della loro infallibilità.
“L’uomo contemporaneo – spiega in diretta – tende a percepire come una sorta di divinità infallibile: ‘L’hanno detto i dati, dunque è indubitabile’. Vi ricordate bene quando si parlava di morti con il Covid? A un certo punto si disse che bisognerebbe però distinguere i morti con il Covid dai morti a causa del Covid“. Differente è infatti dire che una persona sia morta con intanto il virus in circolazione o che sia deceduta a causa del virus stesso. Ne emerge un “dato”: prima del dato stesso viene l’interpretazione di chi lo comunica. Motivo per il quale riporre certezza sul suddetto dato è secondo il filosofo un errore tipico del “dataismo“: una “visione ingenua” che certifica il dato come Verità con la V maiuscola.
L’intervento a Un Giorno Speciale | 14 maggio
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