Fascismo-antifascismo, un dualismo destinato a non finire presto.
Soprattutto, ovviamente, in Italia, paese natale del totalitarismo a firma Mussolini.
Ed è un dualismo che porta ogni anno, o addirittura ogni giorno, schiere di persone a dibattere di un presunto e imminente pericolo fascismo, come se il fascismo fosse una realtà esterna. Un essere vivente agente dall’alto, che da un giorno a un altro ritrasforma il popolo intero. Una chiave di lettura forse troppo reificante e reificata che getta l’ombra dell’emergenza senza tempo e senza spazio: decontestualizzata. Allora, per capire cosa è stato il fascismo, meglio ascoltare se possibile chi l’ha vissuto in maniera diretta.
Indro Montanelli, giornalista tra i più grandi del Bel Paese, è uno di questi. Intervistato da Enzo Biagi, spiegò una delle caratteristiche fondamentali del regime.
“Mussolini capì una cosa fondamentale che per piacere agli italiani bisognava dare a ciascuno di essi una piccola fetta di potere col
diritto di abusarne. Il fascismo aveva creato una gerarchia talmente articolata e complessa che ognuno aveva dei galloni.
Tutti avevano una piccola fetta di potere di cui naturalmente ognuno abusava, come è nel carattere degli italiani“.
Caratteristica che secondo il vicedirettore de La Verità Francesco Borgonovo si è ripresentata in un certo periodo storico.
“Pensiamo alla pandemia: tu avevi il piccolo potere di rompere le scatole al vicino di casa tua e di dirgli di mettersi la mascherina“.
Oppure basti ricordare quando il vicino di casa avrebbe potuto chiamare le forze dell’ordine perché dall’altra parte c’era una festa, o anche, per ritornare con un termine a quei tempi, un semplice “assembramento“.
“La gran parte degli italiani ha abusato di questa roba. Quelli che si erano vaccinati ci hanno goduto a guardare chi non lo aveva fatto“.