“Papa Benedetto si dimise per l’insonnia”: questa la versione fornita dal mainstream a gennaio 2023 quando il biografo del papa, il giornalista Peter Seewald pubblicò stralci dall’ultima lettera – “strettamente confidenziale e riservata” – inviatagli il 28 ottobre 2022 da Benedetto XVI. Seewald – che conosce l’inchiesta di Andrea Cionci “Codice Ratzinger” – ha concesso al giornalista romano l’originale della lettera del Santo Padre. “In effetti – spiega Cionci, che ha analizzato il testo con l’aiuto di medici e farmacisti – al centro delle sue dimissioni ci fu l’insonnia, ma non nella lettura banale che è passata. Papa Ratzinger prendeva forti sonniferi fin dal 2005 che, contenuti nei limiti, cominciarono a produrre assuefazione. Su quella dose già alta, qualche malintenzionato, nel 2012, con ogni probabilità, gli propinò altre dosi di farmaci che avrebbero potuto essere letali per il Papa”.
Scrive Benedetto XVI: “Durante il mio viaggio apostolico a Santiago di Cuba, nel marzo 2012, mi sono svegliato la mattina dopo la prima notte e, come al solito, ho usato il mio fazzoletto e mi sono accorto che era completamente intriso di sangue. Devo aver urtato qualcosa in bagno ed essere caduto”.
Il papa non si ricorda come ha fatto a trovarsi, la mattina dopo, il fazzoletto pieno di sangue. Evidentemente, dopo la caduta, si è rimesso a letto e la mattina dopo non ricordava nulla di quanto successo. Questo è il punto chiave, dato che un eccesso di sedativi e o ipnoinducenti, può produrre stati confusionali, cadute e amnesie anterograde e retrograde, cioè riferite al breve periodo.
Una caduta, per una persona anziana e di fragile costituzione, sarebbe stata pericolosa per papa Benedetto, ma, come spiega il farmacista Federico Leonardi, i rischi potevano essere peggiori: “Da quanto racconta papa Benedetto, è nell’ordine delle cose che ci sia stato un sovradosaggio. Dosi eccessive di benzodiazepine, cosi come la somministrazione contemporanea di altri farmaci (ad es. neurolettici) che agiscono sempre sul sistema nervoso centrale determinano un significativo aumento dell’effetto depressivo con tutte le possibili conseguenze del caso, non escluso un eccessivo approfondimento della sedazione che può portare fino al coma o alla morte, oltre che depressione respiratoria e cardiovascolare. Tale rischio è particolarmente forte in una persona molto anziana e cardiopatica”.
Ricordiamo che papa Benedetto aveva quasi 85 anni ed era cardiopatico, tanto che portava un pacemaker.
Conferma il medico internista Maurizio Luchena: “È utile sottolineare che se il farmaco viene somministrato per lunghi periodi può verificarsi un’assuefazione e quindi risultare meno efficace. Per cui alla dose abituale è difficile avere effetti collaterali quali, per esempio, amnesia anterograda, se non aumentando considerevolmente il dosaggio”.
Papa Benedetto certo non avrebbe citato l’episodio della caduta se non fosse stato da mettere in stretta relazione col discorso sonniferi-insonnia. Dalla sintomatologia descritta, è quindi del tutto verosimile, secondo Cionci, che un simile incidente possa essere stato indotto da personaggi esterni che, durante quel viaggio, erano riusciti, poco prima della notte del 26-27 a somministrargli furtivamente delle altre benzodiazepine, degli oppiacei, o altri farmaci in modo da mandarlo in “overdose” quando Benedetto XVI, prima di coricarsi, avrebbe assunto il suo abituale (e già alto) dosaggio di sonniferi.
Apparirebbe quindi del tutto opportuno che, subito dopo l’”incidente”, il suo medico personale, lo avesse sollecitato a diminuire i sonniferi, per precauzione, ed evitare contatti esterni il pomeriggio durante i viaggi, in modo da evitare il rischio di overdose per sovradosaggi “indotti”. I medici del team che lo accompagnavano a Cuba, continueranno ad assistere per anni papa Ratzinger anche da emerito, segno che godevano della sua piena fiducia e quindi risultano al di là di ogni sospetto.
Quindi, secondo il giornalista, al centro delle dimissioni di papa Benedetto, come motivo centrale ci sarebbe stata sì l’insonnia, ma non come semplice fastidio in sé, bensì come un suo punto debole intorno al quale avvenne un attentato, o un semplice “avvertimento” tanto da fargli capire che era giunto il momento di togliersi di mezzo. E, secondo Andrea Cionci, lo avrebbe fatto consegnandosi volontariamente alla sede impedita, in modo che qualsiasi papa venisse eletto, lui vivente, fosse un antipapa.